Frappe e castagnole: storia dei dolci amati da tutti.

Frappe e castagnole: storia dei dolci amati da tutti.

Tutti concordano che il Carnevale è quel periodo dell’anno che crea nelle persone stati d’animo contrastanti. Che vanno dall’odio all’amore per questa festa. Che vede tantissime persone indossare maschere e costumi variopinti e riempirsi la pancia di dolci perlopiù fritti. Ci sono due dolci che stuzzicano il nostro appetito frappe e castagnole. Il Carnevale Ambrosiano che si festeggia a Milano, in Lombardia e nelle regioni soprattutto settentrionali ad esempio inizia subito dopo la befana.

In altre regioni d’Italia la festa inizia, addirittura il 17 gennaio. Giorno in cui si celebra Sant’Antonio Abate. E la tradizione vuole che proprio in questa giornata vengono allestiti i vecchi alberi usati a Natale per poi dargli fuoco.

Questo rituale ha un valore fortemente purificatorio, in ricordo delle piaghe comparse sul corpo del Santo durante la lotta contro il demonio.

Ma ormai in tutte le regioni italiane siamo abituati che a pochi giorni dalla fine delle festività natalizie, nelle nostre pasticcerie, supermercati e bar troviamo in vendita i dolci tipici del carnevale. Frappe e castagnole.

E anche se questo anno i tre giorni del carnevale arrivano a fine febbraio, dal 24 febbraio al 1 marzo, nulla è cambiato i dolci della tradizione sono già pronti per essere consumati.

Sia le frappe che le castagnole fanno parte di quei dolci che sulle nostre tavole le troviamo in un solo periodo dell’anno. Infatti trovarle dopo il carnevale è quasi impossibile. Ma come tutti i dolci e le pietanze, anche loro hanno una storia antica e curiosa.

Proprio sul nostro sito abbiamo iniziato a scoprire e capire che spesso ci sono delle ricette che hanno resistito nel tempo. Mantenendo dei riferimenti ben precisi. Ed oggi sono come erano alla loro nascita in molte regioni italiane dove si differenziano solo per il nome.

I dolci tipici del carnevale che uniscono l’Italia sono due: le Frappe e le Castagnole. Proprio le frappe a seconda della regione dove ci troviamo possiamo chiamarle in molti modi. Chiacchiere, crostoli, bugie, sfrappole, cenci, frappe, galani, ma comunque tutti discendenti da un unico e inequivocabile progenitore che risale al Rinascimento.

Ogni regione un nome

La storia ci dice che il primo nome di questo dolce è proprio “chiacchiere”. Ovvero quello della tradizione campana. E si racconta che la Regina Margherita di Savoia mentre passava un piacevole pomeriggio in compagnia delle proprie amiche venutale voglia di un dolce, convoca il suo chef Raffaele Esposito. Gli chiede un dolce da degustare “tra una chiacchiera e l’altra”. Così il cuoco in cucina unisce pochi semplici ingredienti e per l’occasione le chiama chiacchiere.

Ma le origini praticamente sembrano risalire a tempi più antichi. Ovvero si arriva fino all’antica Roma ovvero alla celebrazione della festa di Saturnalia, festa molto simile al nostro carnevale. Si racconta che dei dolci, i frictilia, venivano fritti nel grasso del maiale e ricoperti di miele per poi essere distribuiti tra folla. Mentre è Apicio, gastronomo e cuoco che è vissuto tra il prima Cristo e il dopo Cristo le descrive nel suo libro De re coquinaria. Come “frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”.

Cosparse di zucchero, immerse nel cioccolato o nel miele, le frappe sono arrivate ai nostri giorni attraversando i secoli. Una ricetta che nel tempo si è perfezionata e arricchita. Ma anche alleggerita per andare incontro alle esigenze dei più salutisti che ne prediligono la versione al forno, facendo però inorridire i più tradizionalisti.

Ma c’è un altro dolce che insieme alle già citate frappe ci immergono, solo a nominarle, nel carnevale e sono le castagnole. Questa prelibatezza deve il suo nome alla sua forma e dimensioni, infatti molto simile proprio alle castagne. Ed è tipico di Veneto, Emilia e soprattutto Romagna, Lazio e anche Campania.

Anche loro hanno una storia che va molto in la con gli anni. Infatti di castagnole già si parlava anche nel XVII secolo, in particolare nel 1684 con il Cuoco Nasciail quale serviva la casa dei Farnese. Poi le troviamo anche nel 1692 grazie alle ricette del Cuoco Latinichef personale anche degli Angioini.

Le ricerche ci dicono che anche nei ricettari dell’ottocento si iniziano a leggerne di dolci con il nome di castagnole. Ma che si discostano un po’ dalla ricetta attuale, e la maggiore differenza la porta la cottura. Queste sono al forno invece che fritte, si trova in un manoscritto tardo-settecentesco, ritrovato nell’Archivio di Stato di Viterbo da Italo Arieti.

Sia il Latini che il Nascia scrivevano di Struffoli (che oggi specie a Napoli si usa come sinonimo delle Castagnole) alla romana. Descrivendole in maniera analoga a come oggi uno farebbe con le Castagnole che conosciamo noi.

Ma pare che la vera origine di questi dolcetti sia proprio la Romagna, ed è qui che infatti sono molto sentite.

Negli anni anche le castagnole come le frappe hanno saputo “rinnovarsi”. E oltre alla classica, nelle pasticcerie possiamo trovarle ripiene di ricotta, di crema pasticcera, chantilly o cioccolata. Ma se volete un mio parere, sia le frappe che le castagnole io le prediligo nella loro forma classica.

Laura Cardilli

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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