FICO – Il Parco da gustare

FICO – Il Parco da gustare

C’è un luogo, in Emilia Romagna, alle porte di Bologna che è da visitare ed è FICO ovvero Il parco da gustare. Ma partiamo dal suo nome, FICO Eataly World appunto. Fabbrica Italiana Contadina. Nasce come parco tematico dedicato al settore agroalimentare e gastronomico. Ed è uno dei più grandi al mondo del suo settore e si trova negli ex spazi del Centro agroalimentare di Bologna.

Il parco tematico viene allestito tra il 2012 e il 2017. Mentre viene costruito si vuole ispirare all’esperienza dell’Esposizione Universale di Milano del 2015 che era comunque a tema alimentare. È il 15 novembre del 2017 quando l’allora Presidente del Consiglio Paolo Genitiloni lo inaugura.

Nasce su una superficie di 10 ettari di cui 8 coperti e dove troviamo negozi ristornati di 150 aziende. I due ettari rimanenti all’esterno sono invece dedicati ad attività agricole di coltivazione e allevamento. La novità rispetto alle varie fiere e parchi è la presenza di attrazioni educative e multimediali. Dove viene illustrato il rapporto tra l’uomo e i vari elementi della natura. Ovvero: fuoco, acqua, terra, mare, animali, vino, olio, birra.

La società che gestisce irco è Eatalyworld srl che è una società partecipata al 50% e da Eataly e FICO Op srl.

Quando apre il parco ha un boom di visitatori che supera ogni aspettativa. Nel maggio del 2018 a pochi mesi dall’apertura si registrano circa 1,5 milioni di visitatori.

Nel pensare e nell’ideare FICO il parco da gustare si è cercato di accontentare tutti i visitatori. Quindi oltre ai già citati ristoranti e negozi, le aree coltivate e le zone dove si fanno e dimostrazioni da parte dei contadini si è pensato anche ai più piccoli.

Così nel 2019 si decide che la struttura debba comprendere anche un parco divertimento. Creano così il Luna Farm e il 7 dicembre viene inaugurato. Il parco è correlato da giochi e divertimenti sempre a sfondo agricolo.

Come detto precedentemente il parco parte molto bene, ma le aspettative nei pochi anni successivi non soddisfano in senso numerico e ovviamente economico. E già nel 2019 il Parco è in perdita così come nel 2020 quando poi a causa del COVID chiude.

L’anno successivo riapre e si decide per l’introduzione del biglietto di ingresso. Che comprenda la partecipazione agli eventi e dimostrazioni all’interno del parco ma non ovviamente i ristoranti e i negozi.

Ma i proprietari non mollano l’idea convinti che l’Italia, Paese tradizionalmente agricolo e cercano in tutti i modi di riportare ai primi splendori il parco.

Come detto il COVID non ha aiutato causando gravi ammanchi. Così nel gennaio del 2021 Eataly World, ovvero la società che lo gestisce, investe altri capitali e presenta un nuovo piano industriale. E ottengono dal Fondo PAI (Fondo Parchi Agroalimentari Italiani Comparto A) la sottoscrizione di altri investitori. La possibilità di aggiungere altri 100.000 m² e la riorganizzazione in nuove 7 aree tematiche.

In più è previsto la nascita di un nuovo stadio per il Bologna Football Club 1909. In attesa della ristrutturazione dello stadio storico il Renato Dall’Ara.

Insomma, tutti interventi volti a far rinascere FICO.

Ad oggi i visitatori che passano di lì hanno opinioni contrastanti come capita spesso. C’è chi lo ritiene una grande invenzione e chi ne rimane profondamente deluso. Ma quello speso sta anche nelle aspettative con cui ci si pone quando si va in questi luoghi molto pubblicizzati.

Da parte mia penso che FICO sia comunque una esperienza da fare e tifo profondamente nella ripresa di questo Parco da gustare. Proprio per la tradizione agricola del nostro Paese non possiamo non mostrare le eccellenze dei nostri prodotti. E l’idea di farlo a Bologna è senz’altro buona.

Quindi se passate di lì o se avete voglia di vedere qualcosa di alternativo. O semplicemente di portare i vostri bimbi in un parco tematico, a tema agroalimentare, io un piccolo suggerimento spero di avervelo dato.

Laura Cardilli

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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