Quella lunga estate italiana…

Quella lunga estate italiana…

Ah, l’estate italiana.

Chiudo gli occhi e mi sembra di rivivere intensamente quella sensazione appiccicata sulla pelle ogni inizio di giugno. Eccitazione ed entusiasmo. Nostalgia e malinconia. La fine dell’anno scolastico, il trasferimento nella casa al mare. I compiti e le interrogazioni che diventano un lontano ricordo. L’aria dolce, calda. La libertà. Il sudore. La spensieratezza. E l’idea confortante che settembre fosse così lontano…

Con 12 settimane di vacanze scolastiche, a differenza della maggior parte degli altri Paesi europei dove la media della chiusura delle scuole varia dalle 6 alle 8 settimane, l’Italia è la nazione dove l’estate degli studenti è un sogno e quella dei genitori un mezzo incubo.

Come organizzare le vacanze estive dei figli?

E così eccolo l’esercito di mamme e papà italiani alle prese con il poco gradevole gioco a tetris tra i più impegnativi dell’anno: una settimana dai parenti, l’altra al campo scuola, una con te, l’altra con me, un’altra ancora con entrambi e poi e poi e poi…ma quanto durano queste vacanze???

Santi i nonni, se ci stanno. Altrimenti benedetti i centri estivi e gli oratori. Con costi che, naturalmente, si moltiplicano per ogni figlio. E prezzi spesso inaccessibili per madri e padri che guadagnano stipendi “medi”.

Secondo un’indagine di Aduc ed Eurispes il costo medio in Italia è di 140,50 euro a settimana per garantire una qualsiasi attività estiva ai propri figli.

Facendo due conti:

nel caso di una famiglia con due figli e con entrambi i genitori occupati che vanno in ferie in periodi diversi riuscendo così a coprire 4 settimane, per assicurare ai figli assistenza e formazione per le restanti 8 settimane si spendono circa 2.200 euro. In città come Milano e Bologna le cifre diventano più alte. Mentre a Napoli e Bari i costi si abbassano, ma diminuisce anche l’offerta.

Il paragone con la Svizzera…

Leggo questi dati e rifletto. E ripenso a quel momento in cui lo scorso agosto ho avuto davanti agli occhi per la prima volta il piano di ferie scolastiche organizzato secondo sistema svizzero, adattato al cantone di Zurigo.

Settimane di ferie distribuite lungo tutto l’anno: autunnali, invernali, sportive, estive oltre alle classiche vacanze di natale e di pasqua.

Lo ammetto: ho avuto un piccolo mancamento quando l’occhio è caduto su quelle misere 5 settimane di ferie estive…”solo 5 settimane!” avevo esclamato cercando conforto nello sguardo di mio marito, lui sì, abituato a quei ritmi e quindi più preparato, anche psicologicamente, di me.

Oggi però, analizzando la questione con lucidità, mi accorgo dei benefici di un tale sistema che, se paragonato ai problemi emersi in Italia dalle indagini statistiche sopra citate, permette una gestione migliore del tempo dei propri figli e delle proprie vacanze, considerando soprattutto l’offerta, ampia e variegata, di attività messe a disposizione delle famiglie da parte, nel mio caso specifico, della città di Zurigo.

I cosiddetti “ferienkurse” prevedono attività in palestra o all’aria aperta, nel bosco, in piscina o al lago. E poi sport di ogni genere, balli, cinema sotto le stelle.

E i costi sono relativamente contenuti, se si paragonano al resto dei servizi. 

CURIOSITA’: L’Italia è tra i sette Paesi europei in cui le giornate senza scuola sono più di 100

Tornando all’Italia, il Bel Paese, insieme a Turchia, Lituania e Lettonia, è una delle nazioni in cui la pausa estiva dura più a lungo: 13 settimane, contro le 10 di Finlandia e Svezia, o le 6 di Danimarca, Germania e Regno Unito. O le 5 appunto della Svizzera.

Le vacanze estive sono più brevi nei Paesi in cui gli studenti hanno periodi di sospensione delle lezioni più frequenti durante l’anno scolastico. Il numero dei giorni complessivi è più o meno lo stesso. La distribuzione totalmente differente. E all’interno della Svizzera, per esempio, diversa da cantone a cantone. 

La maggior parte delle nazioni, quindi, tende a prevedere pause più brevi distribuite nell’arco dell’anno, invece di una lunghissima vacanza estiva. 

Con benefici che, ad un’attenta analisi, risultano evidenti:

  • La lunghezza e la frequenza delle vacanze influisce sull’apprendimento;
  • Un’organizzazione sociale che prevede una pausa estiva lunga 3 mesi grava in modo incredibile sulle famiglie;
  • La temperatura estiva non è necessariamente un problema. Esistono altri metodi di apprendimento, alcuni dei quali molto più efficaci, che possono essere utilizzati anche quando la colonnina di mercurio raggiunge temperature troppo elevate, come le attività all’aria aperta.

Vacanze meno lunghe d’estate, e pause più frequenti durante l’anno, per permettere agli studenti di riposarsi ma di non perdere mai del tutto il contatto con l’apprendimento.

Ecco la soluzione su cui sembrano concordare gli esperti per rimodulare il calendario scolastico al servizio di bambini e ragazzi in età scolare. Ma, nonostante se ne parli da anni, in Italia fino ad ora non è stata messa in atto nessuna modifica: il sistema delle ferie scolastiche è fermo al Dopoguerra, quando le lunghe vacanze estive permettevano – a chi ne aveva la possibilità- di trasferirsi armi e bagagli nelle località di villeggiatura.

Ah, l’estate italiana.

Per quest’anno non cambiare: stessa spiaggia, stesso mare, stessa lunga pausa. Che poi il prossimo si vedrà. O meglio loro vedranno. Io già ho visto e vissuto per la prima volta un modo diverso di vivere le vacanze scolastiche. E devo ancora decidere se mi piace o no. 

 #staytuned

 #CaparbiamenteSognatrice

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Trovi qui altre curiosità sull’organizzazione del sistema scolastico in Svizzera.

Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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