Quando nasce il calendario dell’Avvento

Quando nasce il calendario dell’Avvento

Ormai ci siamo, il Natale si avvicina e ancora prima la conta dei giorni fino al 24 Dicembre, ovvero la nascita del Calendario dell’Avvento. Ma come nasce questa tradizione?

E’ il 1908 quando, Gerhard Lang, un editore protestante tedesco decide di commercializzare una tradizione inventata da sua mamma. Anche se in realtà, in quegli anni, in Germania, era già un’abitudine contare i giorni che separavano dal Natale facendo 24 piccoli pacchetti, uno per ogni giorno fino ad arrivare al 24 dicembre. Lo aveva chiamato “Im Lande des Christkinds”.

Ma la nascita del calendario dell’Avvento per mano di Gerhard Lang porta con se anche una storia tutta personale.

Gherard Lang, tedesco, nato alla fine dll’800, come tutti i bambini era molto impaziente di festeggiare il Natale e ogni giorno continuava a chiedere alla sua mamma: “Quando arriva Natale? Quanti giorni mancano ancora alla festa?”.

La mamma, stanca di sentire ogni giorno la stessa domanda, decide di alleggerire la sua attesa cucinando dei biscotti speziati, tipici del periodo natalizio. Per poi dividerli in 24 piccoli sacchettini e dargliene uno al giorno dal 1 dicembre fino al 24 dicembre, giorno della vigilia di Natale.

L’idea non poteva non piacere al piccolo Gerhard tanto che, da quell’anno venne poi ripetuta per tutta la sua infanzia.

Divenuto grande, e rimasto legato al ricordo d’infanzia, nei primi anni del 1900, Gerhard Lang sviluppa e “commercializza” l’idea della sua mamma e, rielaborando la consuetudine casalinga, realizza il primo Calendario dell’Avvento.

A quel punto stampa un cartellone con 24 finestrelle che le mamme avrebbero potuto riempire di biscotti, dolci e cioccolata per aiutare i bambini a tenere il tempo fino a Natale.

Il calendario era composto da due fogli di carta: su un foglio c’erano 24 immagini mentre sull’altro 24 spazi. Durante l’Avvento, i bambini potevano ritagliare un’immagine ogni giorno e incollarla nello spazio corrispondente.

Il Calendario dell’Avvento si diffonde in questo modo maggiormente tra la popolazione, non rappresentando più solamente una personale tradizione di numerose famiglie.

I primi calendari dell’Avvento, in realtà erano molto diversi da quello di Lang o addirittura dai calendari moderni. Funzionavano come ausili per il conteggio (era proprio questo il loro nome) che stavano ad indicare quanti giorni mancavano alla vigilia di Natale. Contare i giorni fino al Natale doveva insegnare ai bambini la pazienza e la disciplina.

Nelle famiglie protestanti, ogni giorno prima del Natale, veniva appeso un quadro di Natale o venivano tracciate 24 linee sul muro o sulla porta. I più piccoli potevano dunque cancellare ogni giorno un segno di gesso. I credenti cattolici mettevano un filo di paglia nella mangiatoia vuota di Natale ogni giorno durante l’Avvento, in modo tale da offrire a Gesù Bambino un soffice letto per Natale. Una candela dell’Avvento con 24 segni che brucia ogni giorno fino al segno successivo o un orologio di Natale rappresentano altre tradizioni di conteggio.

Dobbiamo aspettare il 1920 per trovare il calendario dell’Avvento che conosciamo oggi, dotato di porticine apribili, ed è stato un sacerdote inglese ad inventarlo e diffonderlo.

Infatti, lui nascondeva delle figure religiose dietro ad ogni finestrella, mentre altri calendari utilizzavano versi della Bibbia. Che accompagnavano l’arrivo del Natale.

Il calendario dell’Avvento nasce per “riempire” il periodo precedente al Natale, per rendere l’attesa meno lunga per i bambini e ancora oggi è così.

Ma la varietà e la creatività di oggi, fa sì che se ne trovino di tutti i generi. I più belli, senza dubbio sono quelli che decidono di riempire quelle finestrelle con oggetti personalizzati per le persone che lo ricevono.

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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