A Milano gli scatti di Samira Zuabi Garcìa

A Milano gli scatti di Samira Zuabi Garcìa

Si è inaugurata a Milano e prosegue fino al 20 febbraio 2024, la mostra fotografica “Il Mondo in Giambellino”, protagonisti gli scatti della fotografa e pittrice di origine spagnola Samira Zuabi Garcìa.
Un percorso tra le suggestioni di alcune delle più belle città del mondo attraverso le fotografie realizzate durante alcuni viaggi compiuti tra il 2010 e il 2023.
La mostra si compone di circa cento immagini che vogliono raccontare di luoghi e colori,
monumenti iconici come territori poco battuti dal turismo di massa, allo scopo di portare nuove visioni da diverse parti del mondo all’interno dello storico quartiere milanese del Giambellino.
Gli scatti di Samira Zuabi Garcìa in mostra a Milano non vogliono essere solo documentazione fotografica ma anche restituire nelle composizioni stati d’animo, identità e carattere di alcuni Paesi
del mondo, tra cui Russia, USA, Messico, Perù, Thailandia, Islanda, Danimarca e Italia. Abbiamo incontrato Samira Zuabi Garcìa per parlare con lei del suo lavoro e della sua ricerca.

Ciao Samira e benvenuta su DmU Magazine! Tu nasci pittrice, ti sei diplomata all’Accademia di Belle Arti in Spagna e hai frequentato per un anno accademico l’Accademia di Brera a Milano con il progetto Erasmus. Milano è la città dove attualmente vivi e lavori. Tu abbastanza presto affianchi l’arte della fotografia alla pittura. Ci racconti come nasce il tuo interesse per la fotografia?
La fotografia ha sempre fatto parte del mio percorso di vita ed educativo. Già al liceo studiavo fotografia e scattavo con una vecchia Minolta reflex poi, durante i quattro anni di studio alla facoltà di Belle Arti in Spagna, ho sempre scelto la fotografia come materia opzionale. In quegli anni inoltre ho imparato a sviluppare “alla vecchia maniera” le immagini scattate e poi finalmente in Italia, una volta terminata l’università, ho potuto accedere a una borsa di studio. Quest’ ultima mi ha permesso di intraprendere un percorso formativo affiancando il fotografo Andrea Chisesi. I quadri sono sempre stati, nella Storia dell’Arte, la “fotografia” che ha documentato il nostro passato. Oggi la fotografia, a mio avviso,  non sostituisce la pittura ma la affianca. Le due arti possono benissimo “collaborare” fra loro in un nuova documentazione della nostra storia.

Cosa ami della Spagna, tua terra natia e cosa dell’Italia?
Sono entrambi paesi magnifici, come d’altronde, lo è il mondo intero. Sono luoghi ricchi di colori sia nell’ architettura che negli abiti tradizionali, ma ciò li rende anche paesi non paragonabili tra loro. La musica spagnola mi piace più di quella italiana (anche se preferisco di gran lunga il rock americano), sul cibo c’è una lotta senza vincitori fra la tortilla de patatas e la lasagna e per quanto riguarda il tessuto sociale, penso che entrambi mi appartengano. Mi sento “a casa” sia in Spagna che in Italia. Forse della Spagna amo maggiormente la spontaneità e la freschezza genuinità della sua gente. Dell’ Italia amo la puntualità delle persone, un segno di rispetto nei confronti del tempo degli altri.

C’è qualche tuo primissimo scatto che ti ha fatto capire che quella intrapresa era la strada giusta?
Ricordo di aver scattato una bambina deliziosa in studio dal mio maestro, era il 2006 probabilmente. Il suo sguardo era di una lucidità tale che sembrava uscire dalla foto. Ho sempre sognato di poter fare la differenza e creare scatti emozionali come quello.

La tua mostra fotografica ‘Il mondo in Giambellino’ prosegue fino al 20 febbraio presso la bottega d’arte che porta il tuo nome (bottega d’arte di Samira Zuabi, via Giambellino 41/a, Milano). Questa mostra raccoglie gli scatti dei tuoi viaggi, coglie diversi aspetti e diverse suggestioni che provengono da alcune città del mondo che hai visitato. Cosa rappresenta per te il viaggio?

Il viaggio è NECESSARIO per me come lo è semplicemente respirare. L’arricchimento che proviene da ogni esperienza di viaggio mi rende maggiormente consapevole del mondo del quale faccio parte. La mia empatia è cresciuta negli anni. La flessibilità anche. Inoltre cerco sempre di viaggiare e “appartenere momentaneamente” al luogo che visito, relazionandomi con le persone che vi abitano e perdendomi, a volte anche senza chiedere indicazioni per trovare “la strada”.  


Come nascono i tuoi reportage di viaggio, scegli la meta in funzione del reportage o la meta diventa oggetto di reportage una volta che “entri in ascolto” con il luogo?

Dipende, in alcuni casi organizzo i viaggi con l’ obiettivo di scattare, e quindi la meta è protagonista sin dall’inizio. In questo caso in base al luogo mi muovo e fotografo. In altri casi mi posso trovare per caso in determinati luoghi, talvolta per dare il via o portare a termine altri lavori, a volte perché voglio semplicemente evadere, e una volta in situ nasce quella necessità di raccontare ciò che scopro.

Cosa ami cogliere nei tuoi scatti, qual è l’aspetto più importante della tua ricerca?

L’ armonia reale. La forma vera e propria. Non sono il tipo di fotografa che passa delle ore a studiare “lo scatto perfetto”. Io devo scattare ciò che vedo, senza troppi effetti speciali. Perché ciò che è reale e che l’occhio umano può osservare è, a mio avviso, perfetto. Quindi ci metto poco a scattare, non appena ciò che mi circonda si fa visibile in maniera armonica. Io scatto, un paesaggio o una persona, usando il solo tempo necessario che utilizzerebbe l’occhio per guardare. Le mie foto non sono particolarmente artificiose, ciò che mostro è semplicemente ciò che tutti potrebbero vedere. O forse ciò che potrebbero vedere le persone più sensibili.

Il titolo della mostra fa riferimento anche al quartiere dove sorge la tua bottega d’arte, il tuo quartier generale della creazione. Che rapporto hai con il quartiere e perché lo hai scelto?
Amo il mio quartiere. L’ho scelto “a pelle”. È ricco di storia ma anche di umanità. È uno dei quartieri popolari di Milano e ha una canzone tutta per sé  (La ballata del Cerutti di Giorgio Gaber ndr). Non ho “veri” motivi per restare qui: la mia famiglia è lontana, anche il mio compagno vive in un’altra città. Alcune delle mie migliori amiche sono molto lontane.

Ma da vent’anni ho scelto Milano e il Giambellino pur avendo vissuto e lavorato, precedentemente ma anche nel frattempo, in tanti altri luoghi nel mondo. E parlo di luoghi magnifici e di una bellezza e ricchezza da togliere il fiato.

Ma alla fine c’è qualcosa che mi spinge a tornare nel quartiere del Giambellino. D’altronde, il vero amore è cieco e non lo si può spiegare, no? La mostra vuole portare,  per l’ appunto, il mondo nel mio quartiere. Se c’è un detto che dice “tutte le strade portano a Roma”, nel mio caso il detto è ” tutte le strade mi riportano sempre al Giambellino”.

Prima di salutarci ci racconti quali saranno i tuoi prossimi viaggi e se c’è un luogo al mondo che non  hai ancora scattato e che sogni di raggiungere?
Mi sono ripromessa di visitare  l’ Indonesia con mia sorella. Lei è davvero esperta di quella zona, quindi vorrei che fosse lei a guidarmi da quelle parti. Spero davvero di potercela fare quest’anno, bottega e impegni di lavoro permettendo! Un mio grande sogno invece è quello di viaggiare, in caravan, per tutto il Canada da costa a costa. Spero di poterlo fare al più presto!

Gli scatti di Samira Zuabi Garcìa sono in mostra a Milano fino al 20 febbraio presso l’omonima Bottega d’Arte in Via Giambellino 41/a.
L’ingresso è gratuito con il seguente orario: lunedì dalle 15 alle 19.30 e da martedì a sabato dalle 10 alle 13.30 e dalle 15 alle 19.30.

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Claudia Ripamonti

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