Smartphone a 14 anni: uniti si può fare.

Smartphone a 14 anni: uniti si può fare.

L’aria la riconosci subito perché le vedi da lontano: si avvicinano, ti sussurrano con quella vocina dolce “Mamma…. possiamo vedere un po’ di tablet”? Tu, ovviamente stai lavorando, o comunque stai facendo qualcosa di particolarmente impegnativo (si, te lo chiedono pure quando stai in bagno….). Le prime risposte variano del tipo: “Non potete giocare un pochino? Avete letto qualche pagina di libro? La camera è in ordine o c’è il solito casino?” Insomma. Cerco alternative rapide e utili. Soprattutto a me.

Ammetto che la richiesta non mi viene fatta spesso. Inoltre, da quando sono piccole, vige una regola dentro casa per quel che riguarda la tecnologia: tablet e televisione solo in inglese e non più di 30 minuti al giorno. Fortunatamente, la richiesta della tecnologia mi arriva solo nei giorni morti, quelli in cui non sono impegnate con la scuola e con attività varie.

Ritengo che anche annoiarsi un po’ non faccia poi così male ai bambini. Ma nell’ultima settimana mi sono imbattuta in una discussione con altre mamme a proposito di quale sia l’età giusta per il primo smartphone. Le risposte sono state varie ma più o meno tutte concordavano che l’età media sia intorno ai 10/11 anni.

Questa cosa suscita discussioni e dibattiti indicibili. Peggio dei vaccini. C’è chi lo riceve prima, lo smartphone, anche ad 8 anni, chi invece lo regala ai figli “perché lo hanno tutti i suoi compagni e lo escludono dalla comitiva perché è l’unico a non averlo “. Altre risposte sono state “bisogna cedere, altrimenti non ti lasciano più in pace” o anche ” la loro generazione è questa quindi, anche se non sei d’accordo, bisogna riconoscere che non possono farne a meno”.

Insomma, sembra che un bambino di 11 anni senza cellulare sia una bestia rara di questi tempi..

Ho sempre pensato ai 12 anni come età “giusta” per avere un proprio smartphone. Magari associato ad una preparazione sull’uso consapevole. Ammetto che i pericoli della rete, e dell’uso improprio che molti ragazzini fanno del telefonino, mi spaventa e non so ancora come affrontarlo.

Poi mi sono imbattuta in una sfida: e se arrivassimo a 14 anni?

Tosta, eh!

La sfida è stata lanciata da due psicoterapeuti dell’età evolutiva: Alberto Pellai e sua moglie, la psicopedagogista Barbara Tamborini che in un libro: ” Vietato ai minori di 14 anni” spiegano perché il “no” allo smartphone è ancora una sfida possibile da vincere per i genitori per il bene dei propri figli.

Perché proprio 14 anni?

In un’intervista l’autore spiega:

“Non è adatto ai loro bisogni; riduce la probabilità di successo scolastico; interferisce con lo sviluppo della mente in età evolutiva; impatta sulla salute; crea ansia e dipendenza; genera diseducazione sessuale e interferisce con il sonno; influisce sulle reazioni emotive e sulle relazioni con gli altri. Al di sotto dei 14 anni il cervello umano non è organizzato, ma tsunamico: l’adolescenza è cambiamento, crescita, rischio, ricerca, esplorazione. A mano a mano che si sperimentano situazioni nella realtà, il cervello impara a organizzarle e acquista le relative competenze cognitive.

E questo processo, che solo nella realtà può svilupparsi, richiede gradualità, come la costruzione di una casa a piani. Lo smartphone, col suo tutto e subito a portata di dito, dai bambini e dagli adolescenti non può essere gestito semplicemente perché non hanno ancora gli strumenti per farlo. Eppure permettiamo che lo smartphone entri nella vita dei nostri figli e la fagociti. I bambini ne escono azzerati dal punto di vista sociale ed emotivo, più immaturi, incapaci di affrontare la realtà, sempre più arrabbiati”.

Ammetto che la vedo dura, però la sfida mi piace. Certo, avere una linea comune tra noi genitori è d’aiuto. A tutti.

E per me la sfida è già iniziata.

Si, perché la fatidica domanda “Mamma possiamo vedere un po’ di tablet” mi è stata fatta mentre iniziavo a scrivere questo articolo. Ho resistito e alla fine le ho impegnate a fare dei muffin in cucina. Certo, mi sarò alzata tipo 150 volte e ci ho messo 5 ore a scrivere queste due righe. Però almeno loro non hanno passato il tempo davanti al tablet.

Questo è il risultato:

Sono orribili ma dovrebbero essere commestibili….

Genitori, possiamo farcela!

Ora vado a pulire la cucina.

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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