Parlami d’amore: vita e carriera di Achille Togliani

Parlami d’amore: vita e carriera di Achille Togliani

Verrà presentato in anteprima mondiale fuori concorso al 40° Torino Film Festival (25 novembre – 3 dicembre 2022) il documentario “Parlami d’amore”, un’opera che ripercorre la vita e la carriera dell’indimenticabile cantante e attore Achille Togliani.
Togliani è stato il magistrale interprete di successi indiscussi come Parlami d’amore Mariù, Lasciami cantare una canzone, Come pioveva e Signorinella, brani che ancora oggi appartengono alla memoria collettiva.

Il documentario è un lungo viaggio nel passato tra musica e cinema, a partire dalla formazione attoriale di Achille Togliani che è avvenuta negli anni ’40 del Novecento al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, il debutto nella rivista di Macario, poi divo dei fotoromanzi con il set galeotto dove ha conosciuto Sophia Loren, la loro bellissima e chiacchieratissima storia d’amore, il sodalizio con il M° Cesare Andrea Bixio, i sette Festival di Sanremo a cui ha preso parte, le numerose edizioni del Festival di Napoli e, ancora, la televisione degli anni ’70 e ’80 e i concerti in Italia e all’estero.

Coprodotto da Rai Documentari e Santa Ponsa Film, “Parlami d’amore” ripercorre quarant’anni di storia del costume e della musica italiana coniugando materiale di repertorio inedito e testimonianze attuali.

L’opera è stata scritta e diretta a quattro mani da Adelmo Togliani, attore, regista, sceneggiatore e, non meno importante, figlio di Achille, e Daniele Di Biasio, sceneggiatore e documentarista. Abbiamo incontrato Adelmo Togliani e Daniele Di Biasio per una chiacchierata sull’impegno profuso in questo lavoro e sul patrimonio culturale che hanno saputo gestire e restituire attraverso il documentario.

Parlami d’amore è un documentario che restituisce al pubblico la vita e la carriera di Achille Togliani. È frutto di un lungo lavoro di ricerca e selezione di materiali di repertorio, spesso inediti. Da dove avete iniziato a costruire l’opera e quali aspetti del personaggio avete voluto mettere maggiormente in risalto?

Adelmo Togliani: È stato un lavoro lungo, caratterizzato da approfondite ricerche documentali. L’archivio Togliani che ha dato corpo a tutto il documentario è immenso. Esso è costituito da materiali di ogni genere. Nel comparto audio esistono non solo i dischi incisi da papà, ma anche centinaia di nastri magnetici che contengono registrazioni di trasmissioni radiofoniche ormai irreperibili. Lo stesso dicasi per i documenti cartacei, come rassegne stampa, poster, press book, o  video, tra pellicole di film, filmini privati in 16 mm o trasmissioni tv registrate nel corso degli anni, rigorosamente in VHS. Senza dimenticare l’enorme archivio fotografico. È stata dura selezionare il materiale e farlo entrare in un documentario di un’ora circa. L’ aspetto più curato riguardo a papà è forse quello professionale, una carriera, la sua, molto varia. Attore di cinema, poi di fotoromanzi, star della radio e della musica leggera, ha attraversato cinquant’anni di storia del nostro Paese.

Daniele Di Biasio: Ogni ritratto nasce dall’ esigenza di raccontare la storia di un personaggio che ti affascina per una ragione o per più ragioni. Nel caso di Achille Togliani erano tanti i “fuochi” del racconto: il cinema, la grandi canzoni entrate nell’immaginario collettivo di diverse generazioni come “Parlami d’amore Mariù”, le prime edizioni del Festival di Sanremo, la vita privata di uno dei primi grandi divi della cultura di massa e poi l’America, il rapporto con gli italiani emigrati oltreoceano. Scegliere l’angolazione del racconto è stato il primo passo, forse il più delicato di un progetto che crescendo ha fatto emergere un Achille Togliani, uomo gentile ed elegante.

Napoli, 1953. Ristorante Bersagliera. Achille Togliani e Sophia Loren durante la pausa di un film

In un documentario che copre un’epoca così lunga, dall’inizio degli anni ’40 fino alla metà degli anni ’90, quali sono gli aspetti più complessi?

Adelmo Togliani: L’aspetto più complesso è stato per me il coinvolgimento in quanto figlio di Achille Togliani. Ho dovuto per forza di cose mantenere una certo distacco nel raccontarlo. Poi parliamo di una vera leggenda, per cui di cose da dire ce n’erano veramente tante. Nell’archivio Togliani non si finisce mai di trovare cose! Siamo andati per sottrazione dando molta importanza al contesto storico e all’evoluzione del costume. Fotoromanzi, teatro, cinema, radio, dischi, tv, attraverso tutti questi media possiamo rintracciare Togliani e la sua arte, ma anche il cambiamento del Paese.

Daniele Di Biasio: Un documentario con un arco narrativo così ampio presuppone due cose, a mio avviso, un’idea di racconto, di ritmo, di passaggi narrativi e il materiale per realizzarla. Noi siamo partiti dall’archivio Togliani, i dischi con le incisioni, fotoromanzi, foto e copertine, centinaia di film catalogati, altre decine di incisioni radiofoniche, ma soprattutto le immagini che Achille girava in pellicola con la sua 16mm. Man mano che andavamo avanti il materiale si moltiplicava: le teche Rai, le immagini dell’Istituto Luce, i film canori di cui Achille è stato protagonista. Questo ci ha permesso di raccontare anche i cambiamenti culturali, sociali e sicuramente canori di quell’epoca.

Achille Togliani e Virna Lisi nel film Luna Nova (Luigi Capuano, 1955)

C’è qualche aspetto della vita o della carriera di Achille Togliani che avreste indagato maggiormente o che secondo voi meriterebbe un’approfondimento a parte?

Adelmo Togliani: Sulla vita privata avremmo potuto dire di più. Sto pensando ad uno spettacolo su di lui. Racconterei delle nottate davanti alla tv a guardare i film. Addirittura alcuni capolavori del cinema muto! Quante ne potrei dire!

Daniele Di Biasio: Con tanto materiale a disposizione siamo stati costretti nostro malgrado a rinunciare ad alcune immagini. Volevamo però che lo spettatore si facesse accompagnare nella conoscenza pubblica e privata di Achille Togliani. In questo un ruolo fondamentale ha avuto la musica, le canzoni d’amore. Personalmente penso che i viaggi di Achille negli Stati Uniti, l’incontro con le folle di italiani, il ruolo che ha avuto con le sue canzoni nell’immaginario di donne e uomini nel mantenere il legame con la propria terra, meriterebbe un film.

New York, 1959. Achille Togliani all’ingresso della Carnegie Hall

All’interno del documentario vi sono anche importanti testimonianze. Con che criterio avete individuato i personaggi che hanno restituito parte del privato o della  vita pubblica di Achille Togliani?

Adelmo Togliani: Valeria Fabrizi, Franco Bixio e Fabio Frizzi sono amici sinceri, con i quali nel tempo ho coltivato un rapporto che è continuato anche dopo la scomparsa di papà. Sono persone pure e che conoscevano papà in varie sfaccettature. Dario Salvatori è un giornalista, lo avevo intervistato alcune volte negli anni ’80 e ’90 e dal punto di vista della critica musicale lo riteniamo uno dei massimi esperti. Nel suo intervento ha fornito degli elementi di raccordo a tutta la nostra narrazione. Lo stesso dicasi per il musicista, Mirko Dettori e il cantante Simone Calomino, quest’ultimo anche storico della canzone, che hanno saputo inserire Togliani nel contesto storico in cui ha lavorato, con una dovizia di particolari impressionante. Dettori analizza anche lo stile canoro di Togliani in modo scientifico. Mentre Calomino, è una vera e propria enciclopedia vivente.

E per finire Caterina D’Amico, direttrice del Centro Sperimentale di Cinematografia negli anni ’90, e che ne conosce tutta la sua storia sin dalla fondazione, era l’unica in grado di parlare degli esordi di papà come attore nel 1940.

Daniele Di Biasio: Anche la scelta delle testimonianze è stata una fase appassionante. In questo documentario era importante dare le coordinate storico culturali, soprattutto per un pubblico più giovane, per comprendere a fondo il personaggio Achille Togliani. Tutti gli intervistati a mio avviso contribuiscono alla narrazione, danno al racconto il tempo di essere approfondito, di andare in profondità.

Torino, 1953. Alberto Sordi e Achille Togliani durante una trasmissione televisiva

Secondo voi in un documentario biografico le testimonianze sono un elemento imprescindibile?

Adelmo Togliani: Sono un elemento importante. Nel nostro caso lo sono state. Parliamo di un personaggio di un’altra epoca, quasi tutti i colleghi di mio padre sono mancati. I materiali non sarebbero bastati a raccontarlo, anche se spesso è proprio lui a parlare. Le testimonianze hanno avuto una funzione di raccordo ma hanno anche aggiunto dettagli e curiosità che hanno arricchito tantissimo l’opera.

Daniele Di Biasio: Certo che si può fare un documentario biografico anche senza testimonianze, è una scelta di tipo narrativo, di linguaggio. Ne ho visti e anche di molto belli.

Il doc verrà presentato in anteprima fuori concorso al 40° TFF. Cosa significa per un regista avere un’opera riconosciuta all’interno di una selezione festivaliera?

Adelmo Togliani: Nel caso del Torino Film Festival, che ritengo tra i tre festival più prestigiosi d’Italia, si tratta di un risultato incredibile. Steve Della Casa torna alla direzione del Festival dopo vent’anni, insomma sarà una grande kermesse. Basta leggere la selezione delle opere per capire di essere tra i big.

Daniele Di Biasio: E’ sempre bello essere ospite a un Festival così importante, in particolare per me perché l’ultima volta che ho presentato un documentario al TFF è stato nel lontano 2002, esattamente vent’anni fa. Per descrivere la sensazione rubo una battuta ad Achille che quando fu giurato a Sanremo gli fu chiesto se aveva nostalgia di cantare e se avesse il desiderio di salire sul palco, rispose “Se avessi una canzone bella come Lasciami cantare una canzone, sicuramente sì”. Ecco io torno al TFF con un documentario di cui sono molto orgoglioso.

New York, 1959. Consegna David di Donatello a Marilyn Monroe per Il principe e la ballerina, a sx Achille Togliani

Che progetti avete in serbo per il futuro e se poteste affrontare una nuova biopic, quale personaggio vorreste indagare?

Adelmo Togliani: A me piacerebbe continuare a indagare su personaggi del nostro passato musicale, cosciente del fatto che non è facile come scelta. Tata Giacobetti per esempio, del Quartetto Cetra, nonché compagno di vita di Valeria Fabrizi, scomparso nel 1988, o di Cesare Andrea Bixio, il compositore di Parlami d’amore Mariù, più volte citato anche nel nostro documentario, sarebbero due personaggi di spessore. Oppure, e sarebbe anche questa una scelta ‘diversa’, Don Aniello Manganiello, il prete di Scampia e mia guida spirituale. Un uomo che si è sempre battuto in prima linea contro la camorra cercando di salvare i ragazzi dalla strada.

Daniele Di Biasio: Io in questo momento non ho altri progetti cinematografici, dirigo una scuola superiore con un indirizzo di cultura e spettacolo e mi piacerebbe diventasse un centro per far crescere ragazzi appassionati di cinema…Anni fa con un amico scrivemmo per un progetto televisivo una sceneggiatura su Francesco Baracca uno dei primi aviatori della storia. Mi piacerebbe fare un documentario su di lui.

Il documentario Parlami d’amore – che ripercorre con infinita attenzione e affetto la vita e la carriera di Achille Togliani – dopo l’anteprima al Torino Film Festival, sarà trasmesso il 9 dicembre 2022 alle 15:35 in prima visione su RaiTre per la collana “Ritratti” di Rai Documentari.

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Claudia Ripamonti

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