#Raccontamidime: Io, vista con gli occhi degli altri

#Raccontamidime: Io, vista con gli occhi degli altri

Avete presente quella voce sul curriculum intitolata “profilo personale”? Tecnicamente è una piccola descrizione di sé, che non dovrebbe mai superare le 5 righe e che serve per presentare la propria professionalità e la propria personalità a chi ti sta selezionando per una posizione lavorativa. In pratica ti chiedono di guardarti allo specchio e dir loro cosa vedi.

Ma, a conti fatti, siamo davvero in grado di descrivere noi stessi? Pensateci bene. Perché se serve a convincere qualcuno che deve sceglierci, come minimo da quelle righe desideriamo emergere tutti come intelligenti, belli, simpatici e anche intraprendenti (che non fa mai male). O sbaglio?

E se state gia pensando: “tu cosa hai scritto sul tuo curriculum?”, eccovi accontentati senza indugio: “persona aperta e determinata, seria e meticolosa nel lavoro, ma altrettanto solare e con tanta voglia di dimostrare il mio valore e mettere in pratica ciò che ho appreso negli anni di studio”. Roba che a rileggerla devo dire che non fa una piega, almeno ai miei occhi, of course. Ma agli occhi degli altri? Chi sono io? Come mi vedono, cosa pensano, cosa ricordano del nostro primo incontro e quale impressione ho lasciato nelle loro menti e nei loro cuori. Voi ve lo siete mai chiesto? Io continuamente.

E allora, partendo proprio dal gruppo di ragazze che ho riunito per dar vita al progetto #distantimaunite, eccomi qui ad inaugurare una sfida dal titolo #raccontamidime. Le parole che leggerete sono le loro e forse descrivono me più di quanto io sia mai riuscita a descrivermi da sola.

Rewind attivato. Si parte.

#raccontamidime

“Era l’undici marzo 2008, era una giornata di sole e quello era un portone di via del Corso come tanti. Finito il colloquio entrai in quella che sarebbe stata la mia vita, la nostra vita, per i succesivi 11 anni. In fondo al corridoio c’eri tu, una bionda che scriveva veloce su quella tastiera. Uno sguardo, una stretta di mano con quella sinistra (la destra era fasciata). Da allora non abbiamo mai smesso di parlare e starci accanto. Io e te, oltre tutto e tutti. Sempre” Emanuela

“Era luglio, un anno prima dei mondiali di nuoto e a Roma faceva un caldo mostruoso. Difficile trovare donne che seguono lo sport, soprattutto con telecamera e microfono in mano. Ci siamo scambiate uno sguardo e mettersi a parlare è stato un attimo. Quando occorreva ci si dava una mano: il vantaggio di lavorare in una realtà locale. La professionalità non è mai mancata. Per questo quando mi è stata offerta un’entusiasmante e importante occasione di lavoro ho pensato a te. Io avevo già fatto la mia scelta. La Svizzera era già nei miei programmi. Ma tu sei stata la prima persona che mi è venuta in mente quando mi è stato chiesto “conosci qualcuno di valido?”. Poi la Svizzera era anche nei tuoi di programmi, e chi se lo immaginava. E alla fine ci si siamo ritrovate insieme nello stesso Paese. Ed ora in questo magnifico progetto”. Paola

“Mi hai scartato al colloquio per Retesole, mi è dispiaciuto molto e allora d’istinto ti ho chiamato per chiederti quale fosse la ragione. Dopo qualche giorno mi hai richiamato tu per dirmi che ti aveva colpito la mia intraprendenza e che ero nella squadra. Mi hai fatto capire che bisogna essere ostinati e non accettare il No, ma provarci sempre” Ivana

“Ci siamo conosciute alla presentazione di una manifestazione: “La memoria dei giochi di strada”. Tu eri lì per Retesole. Mi ha colpito di te la stessa voglia di arrivare e di far bene il lavoro più bello del mondo. Ti ho sentita vicina e uguale a me, subito” Angela

“Ci siamo conosciute all’interno della redazione che ci ha visto lavorare gomito a gomito per sette anni. Ricordo persino come eri vestita: una maxi maglia a righe bianche, rosse e nere, sopra ad un leggins. Mi hai salutata con un gran sorriso e quel sorriso me lo porto nel cuore ancora oggi. Mi hai insegnato tanto nel lavoro come nella vita. L’entusiasmo contagioso, la pignoleria, la voglia di fare bene senza lasciare nulla al caso. L’amore per questo mestiere appassionante ci ha fatte incontrare, ma ad unirci è sempre stata la stima reciproca e il grande affetto. Le nostre paure pranzo piene di confidenze, risate, ma anche momenti di sconforto, paure. Siamo cresciute, ci siamo sposate, siamo diventate mamme e, anche se a distanza, restiamo prima di tutto Amiche” Natasha

“Il mio ricordo è fatto di tanti momenti vissuti insieme, sul lavoro e nelle nostre lunghe passeggiate per Roma. Tutti si racchiudono in un’unica canzone che mi hai dedicato prima di salutarci per le ferie estive. Ancora non c’era all’orizzonte un futuro svizzero o pugliese e ciò nonostante iniziavamo già a mancarci. “Ti porto via con me” è la colonna sonora della nostra amicizia. Siamo lontane è vero, ma con la certezza che ognuna sente l’altra vicina a sè. E se sento in sottofondo le nostre note, ti ritrovo accanto a me anche tra mille persone!” Daniela

“Era il 2007, all’epoca lavoravo a Retesole. Un giorno mi mostrarono lo showreel di una giovane giornalista bionda che aveva già lavorato a Rete Kalabria. Nei filmati si vedevano già la tempra e le capacità di quella che a poco sarebbe diventata una mia cara collega. Non posso dimenticare il coraggio e la professionalità che mostrasti quando venisti sottoposta a un lavoro molto rischioso. Il giorno dopo l’aggressione in metro di una donna, inviata sul luogo della tragedia, senza protezioni, a documentare il degrado di quella stazione, esponendoti ad una grande pericolo. Questa è l’Elisabetta giornalista, che non si ferma di fronte alle difficoltà, nata per fare questo mestiere. C’è poi la Eli amica, quella che, nonostante abbiamo lavorato insieme e per pochi mesi ben 13 anni fa, è sempre rimasta una presenza importante e preziosa nella mia vita, su cui so di poter contare” Laura

“Non ricordo esattamente la prima volta che siamo entrate in contatto, forse ti scrissi proprio perchè avevo visto che il destino stava intrecciando nuovamente le nostre strade, in maniera diversa. Ma a giocare una parte importante c’era l’ammirazione per un lavoro complesso, portato avanti con sacrifici, rinunce e soprattutto regole chiare, cuore e cervello. E poi quel primo vero incontro a Castiglion del Lago, le lastre del paese consumate facendo avanti e indietro…una chiamata che speravamo fosse positiva e che invece si è rivelato l’ultimo giro…tante emozioni concentrate” Valentina C.

“Era la mia prima volta in Campidoglio con te e subito durante il tragitto fu naturale scambiarsi delle confidenze. E poi le registrazioni di Vite da campioni…ogni volta che ne avevi una mi ci intrufolavo con le scuse più improbabili. La cosa più bella è che ripensando a quel periodo sorrido sempre” Giovanna

“La prima volta che ti ho incontrata ero super emozinata di entrare in una vera redazione. Scalpitavo di gioia ma soprattutto di paura. Paura di non essere dell’altezza, paura delle persone che avrei incontrato e di come mi avrebbero trattata. Ricordo di aver visto questa ragazza bionda che parlava con pacatezza e gentilezza con tutti e subito ho avuto la sensazione di essere nel posto giusto con le persone giuste. Quasi a casa” Anna I.

“Ti ho conosciuta 18 anni fa. Siamo state coinquiline a Roma per un anno, bellissimo. Studiavamo come delle matte, ripetevamo ad alta voce. Ci siamo allontanate solo perché ho dovuto traslocare ma abbiamo continuato a sentirci e la vita ci ha fatto riavvicinare in un momento particolare nella vita di entrambe” Anna P.

“Era il giorno del mio colloquio a Retesole. Ti capisco e ti apprezzo, non è facile essere giornalisti in Calabria, mi hai detto raccontandomi del tuo vissuto con un pò di rabbia e quella malinconia dei cronisti che lasciano la nostra Regione. In te ho visto tanta determinazione, ho letto tanti sacrifici, una non rassegnazione e una grande empatia nei miei confronti” Gilda

“Ti ho conosciuta quando ero capo ufficio stampa della squadra di basket della massima serie di Roma e tu venivi al palazzetto come giornalista a seguire la squadra e realizzare interviste. Si è subito creato un feeling e una certa complicità femminile. In particolare ricordo con affetto quando venisti al Palatiziano a intervistare lo storico capitano Alessandro Tonolli per una rubrica nata, come sempre accade nel tuo caso, dalla passione che hai per questo lavoro, dal tuo entusiasmo e dalla tua mente creativa sempre in azione e pronta a cogliere ogni sfaccettatura del mestiere e offrire nuovi e affascinanti spunti al telespettatore” Francesca

“Una giacca rossa (la tua) e una rosa (la mia) che si sono incrociate per pochi secondi davanti alla porta di quella stanza dove stai per fare il colloquio che può cambiarti la vita: quella di Mediaset. Un accenno di sorriso, complice e al tempo stesso emozionato, di chi sta tremando di paura ma vuole implicitamente infondere coraggio all’altra. Due giovani donne quasi coetanee, per pura casualità persino nate nello stesso giorno, che tacitamente si fanno un enorme in bocca al lupo senza ancora sapere che di lì a poco diventeranno ufficialmente colleghe ed entreranno nel frullatore più veloce ma anche più emozionante del mondo. E dovranno farsi largo in un modo prevalentemente di uomini, nel quale le ragazze bionde e carine come loro dovranno lottare ogni giorno per dimostrare quanto valgono. Ma all’epoca nessuna delle due ancora lo sapeva ed è stato bello scambiarsi anche solo quel sorriso prima di varcare quella porta sapendo, in fondo, di essere già insieme” Eleonora

Guardarsi attraverso gli occhi degli altri

Una ragazza determinata, tosta, a volte anche un po’ stronza ma anche generosa. Di certo innamorata del proprio mestiere.

Questa sono io per le compagne di #distantimaunite. E a rileggere le loro parole e a rivivere quei ricordi, quasi mi commuovo (avevo già preparato i fazzoletti, quindi tutto da copione).

E voi siete pronte a farvi raccontare dai vostri amici e conoscenti?

Attivate la modalità sfida sui vostri social a colpi di hashtag #raccontamidime

Sottofondo musicale consigliato

Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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