Spegni e riaccendi

Spegni e riaccendi

Spegni e riaccendi.

Niente.

Togli la batteria.

Se la risposta è ancora “niente” allora tappati le orecchie perché inizierò a urlare come una pazza. Ma grida e maledizioni che Aranzulla si deve pentire di essere nato.

Io ho solo un pc e uno smartphone. Non c’è nient’altro che rientri nella categoria “tecnologia” in questo momento in casa mia. Ma se già questo piccolo spicchio di progresso a giorni alterni provoca minuscoli traumi alle mie coronarie, direi che a posto così. Io un infarto per la lavastoviglie non lo voglio.

Lo so che non me lo merito questo futuro, questo avanzamento tecnologico. Mi dispiace ignorare le notifiche di aggiornamenti, sono costernata per le volte che ho detto no alla proposta di backup dei miei dispositivi. Ma per me è inaccettabile che voi, strumenti del demonio, abbiate delle esigenze. Voi dovete lavorare e dovete farlo sempre perché se no io vi spengo e riaccendo.

E voi, adepti di Aranzulla, nerd di ‘sto CPU, è inutile che piangete a queste rivelazioni. Non è colpa mia. Cosa volete che faccia davanti a un bluescreen? Che se si chiama Bluescreen of death, ci sarà un motivo.

Tutto questo per dire che una sera della settimana scorsa io e il mio portatile ce la siamo vista brutta. Lui improvvisamente ha smesso di riconoscere una qualsiasi rete wifi. Le ho provate tutte, spegni e riaccendi in primis. Fn f2,f9, e niente. Poi ctrl+cjhdbpsryuv, e niente. E a quel punto di (self)control a cui appigliarmi non ne avevo più. Ho iniziato a pigiare con rabbia sulla tastiera, sul touchpad e indovinate? Niente.

La tentazione di prendere il mio portatile e aprirlo come un libro, ritrovandomi con nella mano destra il display e nell’altra la tastiera, mi ha accarezzato per qualche istante ma ho resistito.

Il giorno dopo sono andata alla ricerca di una chiavetta wifi. La trovo e baldanzosa torno a casa pensando che finalmente avevo la soluzione in tasca.

La scarto come di solito faccio con una tavoletta di lindt al latte e nocciole, ovvero trepidante e con la bava alla bocca. La inserisco e lì tutte le mie speranze in frantumi. Non va. E io vorrei ingoiarla come fosse un quadratino di cioccolato e dimenticarmi di questa faccenda una volta per tutte. Invece assisto al paradosso che si palesa davanti ai miei occhi. Non va perché bisogna installare i driver.

Ok. Stiamo calmi. Andiamo con ordine.

Il mio computer non può connettersi a nessuna rete.

Compro un dispositivo che mi consenta di ovviare al problema.

Questo dispositivo per funzionare ha bisogno dell’installazione dei suoi driver.

Per installarli c’è bisogno di una connessione internet.

Il mio computer non può connettersi a nessuna rete.

…che al mercato mio padre comprò.

Come si può restare calmi davanti a tali paradossi?! Che se non fossi io la vittima di questi giochi infami, mi divertirei anche. Ma in quella situazione anche Santa Teresa di Calcutta avrebbe perso il sorriso.

Comunque se questo pezzo è online vuole dire che alla fine ho risolto. Ma temo che presto il problema tornerà e allora vi dirò com’è sfogliare un portatile.

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Ivana Figuccio

Sono Ivana, trentabbé anni, siciliana nell'anima e a tavola ma ormai da qualche anno a Milano per amore...del giornalismo. Mangio, bevo e scrivo: spesso simultaneamente. Ma lo faccio anche per lavoro, sia chiaro. Il food&wine è infatti uno dei settori che più si addice alla mia penna e la mia bilancia lo sa bene. Odio correre ma amo guardare gli altri che lo fanno. Non pratico yoga e nemmeno lo yogurt. Lo sport nella mia vita c'è solo per alleggerire i sensi di colpa per i miei peccati di gola. Confesso il mio smodato amore per il cioccolato ma non mi pento. Da buona sicula adoro il mare e il vento di Scirocco. Ma non chiedetemi qual è casa, perché nel mio cuore c'è posto per la sabbia e per la nebbia.

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