Terra ferita: il grido silenzioso della natura che ci nutre

Terra ferita: il grido silenzioso della natura che ci nutre

Guardo questa terra che crolla, che brucia, calpestata e derubata.
Veleni si infiltrano nelle acque, nutrendo una dura terra arsa dal sole su cui sorgerà un manto verde che al sole maturerà e diventerà fieno. Spighe dorate non più sane, ma malate.

Queste parole rimbombano nella mia mente ogni giorno e ogni notte.
Forse, per chi vive in città, il collasso della natura è solo un’eco lontana che si fa sentire quando la terra lancia segnali estremi: terremoti, eruzioni.
Ma per chi, come me, è nata e cresciuta in campagna, il crollo è evidente, doloroso, quotidiano.

Veleni che tornano

«Si renderanno mai conto che ciò che la terra produce è indispensabile?
Comprenderanno che inquinando i campi e le acque limpide inquinano loro stessi?»

Parole che si rincorrono.
Guardo i campi arati, vedo l’immondizia triturata insieme alla terra e mi domando: non si rendono conto che quella plastica finirà nei nostri corpi?

«Umana gente, come puoi essere così stolta? Non vedi il dolce fiore che ti è stato donato? Quando le spighe appassiranno e le acque si asciugheranno, anche noi, come steli, ci seccheremo e al sole appassiremo.»

La generosità che resiste

Chiudo il quaderno, poso la penna.
Un raggio di sole bacia la mia pelle, una pioggia leggera scende dal cielo.
Questa terra, pur bistrattata, continua a donarci vita.

Ci è stata affidata, ma un giorno dovremo restituirla. E se la lasceremo come un cucciolo smarrito, sola e ferita, non potrà più donarci ciò che oggi, nonostante tutto, ancora offre.

Gloria Donati

DmU magazine

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