L’eterna migrazione in Italia: dal Sud al Nord dagli anni ’80 ai 2000.

L’eterna migrazione in Italia: dal Sud al Nord dagli anni ’80 ai 2000.

Il tema delle migrazioni interne tra Sud e Nord Italia rappresenta una delle dinamiche sociali ed economiche più significative della storia del nostro Paese. Un fenomeno che, in forme diverse, ha toccato direttamente o indirettamente milioni di famiglie.

Già negli anni ’50 e ’60, le grandi ondate di trasferimenti dal Meridione segnarono profondamente il volto delle città industriali del Nord. Nei decenni successivi il fenomeno non si arrestò, ma assunse nuove sfumature, legate all’evoluzione del mercato del lavoro, alla crescita del livello culturale e, più in generale, ai cambiamenti della società italiana.

Negli anni ’80, l’Italia viveva ancora l’onda lunga del miracolo economico e della grande industrializzazione del Nord. Milano, Torino e Genova erano i poli principali dell’occupazione manifatturiera e continuavano ad attrarre giovani meridionali in cerca di stabilità. Nel frattempo, il Sud restava segnato da alti tassi di disoccupazione, da uno scarso sviluppo infrastrutturale e da una modernizzazione limitata.

Negli anni ’90, con la crisi delle grandi industrie, il Nord smise gradualmente di rappresentare la “terra promessa” per chi emigrava dal Sud. Tuttavia, i flussi migratori non si interruppero, poiché anche il Mezzogiorno viveva una crisi parallela.

La migrazione cambiò volto: molti emigrati degli anni ’90 erano figli di chi si era già trasferito negli anni ’60 e ’70, mantenendo quindi un legame più fluido e ibrido tra Nord e Sud. Crebbe lo spostamento verso il Nord-Est e l’Emilia-Romagna, aree in piena espansione grazie ai distretti industriali e alle piccole e medie imprese. Allo stesso tempo, molti giovani meridionali iniziarono a trovare impiego nei servizi, nel commercio e nella pubblica amministrazione, pur dovendo fare i conti con precarietà e instabilità.

Il cambio di passo nel 2000

E’ nel 2000 che si inizia a parlare di “Fuga dei cervelli” non solo dal Sud al Nord dell’Italia, ma anche più evidentemente verso l’Estero. Inoltre, l’avvento delle nuove tecnologie danno slancio a professioni molto più tecniche e specializzate che richiamano i giovani laureati verso le grandi multinazionali.

Se negli anni ’80 la fabbrica rappresentava il simbolo dell’accoglienza del migrante, dagli anni 2000 questo ruolo è stato assunto dall’azienda innovativa e dalla metropoli globale. Resta però immutato il nodo irrisolto: la disparità economica, che continua a spingere molti meridionali a lasciare la propria terra in cerca di migliori opportunità.

Un fenomeno che, oggi più che mai, pesa sul Mezzogiorno non solo in termini demografici, ma anche per la perdita di competenze e risorse preziose, indispensabili allo sviluppo locale. Colmare questo divario resta una delle sfide più urgenti per garantire un futuro equo e sostenibile all’intero Paese.

Angela Tassone

Esperta di Comunicazione e Marketing. Componente della FERPI - Federazione delle Relazioni Pubbliche italiana. Socievole e inconsapevole accentratrice, cerca di indirizzare al meglio le proprie energie. E anche se ha imparato che nella vita le cose non si possono mai considerare definitive, il suo amore per la scrittura e i media non passerà mai.

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