La vita con un militare

La vita con un militare

Essere la compagna di un militare è una vocazione.

Un giorno, uno come tanti, incontri l’uomo che decidi essere il tuo e per la maggior parte di noi si incontra senza una divisa addosso nella casualità della vita.

Così è stato per me, ho incontrato i tuoi occhi agli angoli della mia strada ed ho capito che quello sarebbe stato il luogo più bello dove stare: proprio riflessa nei tuoi occhi.

La vita con un militare porta con sé quel borsone grande, mimetico, senza rotelle, da trascinare per le vie del mondo e anche se sarà solo lui a viaggiare sai che una parte di te, quella migliore, è lì con lui e per lui.

Sceglierlo al tuo fianco è uno stile di vita, il suo stile diventa anche il tuo, un pacchetto completo prendere o lasciare che ti disarma e ti stravolge.

La distanza diventa un nuovo coinquilino con cui convivere.

Bisogna essere tanto innamorate poiché gli ostacoli ci sono e pure tanti, che siate fidanzati o ancor più sposati.

Ho visto fidanzati vivere in modalità “porta aperta”, quelli pronti a poter uscire e scappare via, quando tira una brutta aria o quando tutto diventa troppo faticoso, un’autocertificazione che giustifica l’investimento sentimentale a metà, in quanto: “sì, ti amo ma…”.

Ebbene non è così, perché gli anni lontani dal tuo uomo te li senti addosso, sulla pelle, soprattutto del viso che ha conosciuto i solchi delle tante lacrime, quando lo salutavi in fretta alla stazione perché non ti vedesse piangere, per poi trovarti al buio di un parcheggio a stringere il volante con il suo profumo ancora addosso e il trucco colato.

Non ci sono postille che giustificano il potersi lasciare, o si ama o non si ama. E fatevelo dire da una che ha lottato sei lunghi anni, in orari assurdi, in giorni qualunque, in stazioni deserte, a fissare binari vuoti in cui la voce del megafono non annunciava destinazioni ma solo altre partenze, ripetute, lontane, il risultato era sempre il solito: di nuovo sola a stringere il tuo ricordo e un calendario in mano per focalizzare il giorno del tuo ritorno.

Quelle stazioni erano la cornice perfetta dei nostri abbracci dopo tanti giorni, in cui mi tuffavo quasi a voler recuperare tutti quelli persi, e poi la stessa stazione diventava quel proiettore di un palco pronto a spegnersi di nuovo su di noi e a dare buio, per chissà quanto altro tempo.

Ho conosciuto solitudine, sconforto, ho odorato per ore camice appese sperando che il tuo profumo rimanesse impregnato per sempre o almeno per il tempo che mi dividesse da te, ho stretto a me il tuo cuscino ed evitavo di invadere il tuo spazio di letto, di notte, per non avere la conferma che tu non ci fossi accanto a me un’altra volta.

Non esistono “istruzioni per l’uso” per queste storie così diverse dalle altre.

Passano gli anni che sembrano portarti ad una svolta ma poi sono tutti uguali, ho un lavoro importante, un buon contratto, lui è un sottufficiale ed è tutto terribilmente impossibile da incastrare, tante le richieste di trasferimento, tante le attese, il tempo passa e un giorno lui ti chiede di sposarlo.

Ricordo tutto di quella sera, ho contato ogni sampietrino accanto a noi.

Ho risposto sì, con quelle lacrime cieche del futuro, o forse ormai arrese al destino, ma l’unica certezza eri…sei tu amore mio.

Il lavoro dei sogni sudato per tredici anni non compensava più la tua lontananza e le mie braccia erano stanche di stringere la tua assenza. Oggi sono tua moglie da quasi due anni e sei quello che c’è di più reale oltre l’incertezza, un contratto d’amore che annulla il resto e che dice sì per sempre a te.

Ho acconsentito a tutte quelle clausole impegnative che vuol dire amarti ed essere la compagna di un militare, una storia chiamata viaggio che è tra i più dissestati. Perché il tuo lavoro è diventato il mio, ho giurato fedeltà anche io quella volta con te in alta uniforme difronte alle alte cariche del tuo corpo militare, perché quel giorno sull’altare ho dato le spalle al mio passato per donarti la mia più grande prova d’amore: essere la tua donna!

La donna di un militare.

Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

2 pensieri su “La vita con un militare

  1. Non ho potuto che sentire il dolore in ogni tua parola perché quel borsone è diventato più importante di me e tra poco partirà e mi lascerà qui. E mi ha detto di non aspettarlo e io invece aspetto sempre, perché non riesco a fare altrimenti.

  2. Un bellissimo racconto sulla tua vita che per me rispecchia anche il mio percorso che è cominciato da qualche mese e mi sta mettendo davanti tutti gli ostacoli ,i problemi e sacrifici della vita con un militare.
    Grazie delle tue parole…perché mi fanno pensare che non sono la sola a vivere e sentire certe mancanze,pensieri e domande sul futuro…
    Un abbraccio

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