Tutto il mio calcio minuto per minuto

Tutto il mio calcio minuto per minuto

Immaginate una bambina e il suo papà con le orecchie incollate alla radiolina la domenica pomeriggio.

Immaginatela mentre chiude gli occhi e disegna nella sua mente tiri, passaggi, tackle in scivolata, corse lungo la fascia e parabole del pallone verso la rete. A guidarla in quel lavoro di fantasia una serie di voci alternate, incalzanti e ritmate, che si diffondono attraverso quell’ammaliante mezzo di comunicazione.

Quella bambina ero e sono io. Quella magia si chiama “Tutto il calcio minuto per minuto“.

Tutto il calcio minuto per minuto – Sigla storica

I battiti della sigla iniziale segnavano il tempo di una girandola di emozioni che sarebbe durata quasi due ore.

Tutto il calcio minuto per minuto

“Gentili ascoltatori buongiorno”…

Che arrivassero dal San Siro di Milano o dal Comunale di Torino, dall’Olimpico di Roma o dal Cibali di Catania, dagli stadi di tutta Italia risuonavano le voci dei radiocronisti che si davano a turno la linea per raccontare le partite di calcio in programma in quel turno di campionato. E in contemporanea trasmettevano…emozioni!

Si stava con il cuore in gola in attesa del collegamento dal campo di gioco della tua squadra preferita. E il sottofondo delle urla dei tifosi sugli spalti era una seconda traccia del racconto messo in scena dai protagonisti dietro al microfono. Un boato voleva dire che aveva segnato la squadra di casa. Il silenzio era sinonimo di gol degli avversari. 

La dinamica di quel pallone finito in rete la si poteva (e doveva) immaginare solo attraverso la descrizione di quelle voci. Poi una paziente attesa di qualche ora prima di vedere finalmente sullo schermo televisivo gli highlights della partita e scoprire se quel gol fosse così bello come avevi pensato, se quel fallo fosse davvero così grave da meritare il rosso, o se quel fuorigioco segnalato dall’arbitro ci fosse stato oppure no. Era un esercizio di fantasia che mi divertiva molto.

Tu chiamale se vuoi, emozioni…

A furia di ascoltarle, domenica dopo domenica, quelle voci diventavano familiari.

Ricordo ancora l’emozione di quando allo stadio vidi per la prima volta Riccardo Cucchi. Ero voltata di spalle, non lo avevo mai visto in volto ma sapevo con certezza che girandomi mi sarei ritrovata di fronte lui.

Ripenso con commozione a quegli anni come se fossero passati secoli. Il calcio ha subito tali e tante metamorfosi da allora. La frantumazione del turno di campionato, tra anticipi e posticipi, lunch match e partite in notturna, ha tolto (almeno ai miei occhi) gran parte del fascino di quella narrazione “in contemporanea”.

Con il passare del tempo le immagini delle radioline portatili incollate alle orecchie durante le passeggiate domenicali, i viaggi in macchina o i pomeriggi a casa, sono diventate “vintage” e come tali hanno assunto il loro valore di veri e propri oggetti di culto.

Ezio Luzzi – Tutto il calcio minuto per minuto

Ezio Luzzi: il “disturbatore”

“Zoff, Gentile, Cabrini…?” No.

Bortoluzzi, Ameri, Ciotti, Pasini, Provenzali, Viola, Ferretti ed Ezio Luzzi. Ecco la prima squadra di Tutto il calcio minuto per minuto, una delle più longeve trasmissioni radiofoniche di sempre. Un cult per i giovani e gli adulti di allora, ma anche per chi, come me, si affacciava alla passione per il calcio che poi si sarebbe sviluppata negli anni a venire.

Una “formazione” che non scendeva in campo ma, al fischio d’inizio della partita, si schierava dietro ad un microfono per mettere in scena la narrazione della sfida.

Una delle voci più care a me e a papà è stata sicuramente quella di Ezio Luzzi, il “disturbatore” di Tutto il calcio minuto per minuto. Lui che era lì in prima fila 61 anni fa quando tutto è iniziato…

Ezio Luzzi

Ezio Luzzi, classe 1933, è una delle memorie storiche della trasmissione targata Rai. Non a caso la sua autobiografia si intitola “Tutto il mio calcio minuto per minuto. Mondiali, Olimpiadi e altre storie” (edito da Baldini & Castoldi).

“Tutto il mio calcio minuto per minuto”

A tu per tu con Ezio Luzzi

Ogni volta che ascolto la voce di Ezio Luzzi è un po’ come fare un tuffo nel passato. A quelle domeniche pomeriggio. Ed è grazie a lui che sono riuscita a strappare lacrime di emozione a mio papà, quando lo scorso anno (contattato dal mio caro amico Marco) è stato così gentile da inviarmi un vocale con la telecronaca di un’azione da gol del Mazzeo ex calciatore (mio padre).

Ezio Luzzi

Questa intervista, letta così, è orfana naturalmente della sua voce (suo tratto distintivo), ma non della carica emotiva dei racconti dei tanti aneddoti vissuti nel corso della sua lunga carriera.

Il più curioso fu quello di Pisa, quando mi accorsi che la cabina dei
radiocronisti era situata alla sommità di un pilone di ferro con rampini, per raggiungere la quale mi sono aiutato con le mani e con i piedi.
Ovviamente, situato in quella posizione potevo essere bersagliato dai tifosi
che sostavano alla base e che a fine partita, se le cose secondo loro non
erano andate bene, ti aspettavano per contestare. Ci sono state volte che per tornare a casa fu necessario l’intervento della forza pubblica per salvaguardare la mia incolumità e quella del tecnico Rai.

Nel suo album dei ricordi, quello più bello è indissolubilmente legato ai Mondiali di Calcio…

In modo particolare a quello di Spagna 1982, quando l’Italia è diventata Campione del Mondo eliminando l’Argentina, Brasile, Polonia e Germania nella finalissima. Una gran festa dall’inizio alla fine con la squadra che giocava un calcio perfetto agli ordini di Enzo Bearzot.

Calcio ma non solo

A lanciarlo nel mondo della radio fu il caporedattore di allora Guglielmo Moretti che lo volle in Tutto il Calcio Minuto per Minuto dove approdò dopo i test effettuati con Carosio, Ameri e Paolo Valenti. L’inizio di una lunga avventura che lo ha portato a commentare i maggiori eventi sportivi: Mondiali, Olimpiadi, Coppe e tornei d’Europa.

Ho seguito molte delle grandi squadre europee, ho visitato ogni angolo
dell’universo, ho calpestato polvere e fango sotto il sole arroventato e la
tempesta impetuosa, la neve e il disgelo.
Nel bilancio complessivo, figurano otto campionati del mondo e nove olimpiadi, una delle quali sulla neve di Nagano in Giappone.

Cresciuto sportivamente con il mito di Libero Liberati, campione del mondo di motociclismo nel 1957, Ezio Luzzi è un giornalista “vecchia scuola”, uno che inevitabilmente alla radio ci è legato in maniera indissolubile, tanto da invitare sempre i giovani a “ritrovarsi tra le onde FM, decisamente più potenti e più importanti della radio web”.

Oltre all’avvento dei new media, e, cronaca recentissima, delle nuove regole anti – Covid, tanto è cambiato nel calcio, rispetto agli inizi della sua professione.

Il calcio è cambiato radicalmente, attraverso le tecniche che hanno portato
sui terreni di gioco gli allenatori provenienti soprattutto dall’estero.
I modelli sono stati diversi, per la maggior parte imitati dalle squadre
italiane che a loro volta però hanno imposto i loro criteri schematici a
seconda se decidevano di giocare a tutto campo oppure raccolti in una
fase difensiva, a loro volta imitati. Il calcio è uno sport di contrasti uomo-uomo e dunque in questo momento, in cui i contatti sono saltati per
mantenere lo spazio imposto dal Covid, anche gli schemi sono cambiati e
per la maggior parte delle squadre sono simili. Quindi il calcio ora è bello
da vedersi soltanto perché gli attaccanti hanno più spazio per inserirsi e
realizzare più gol che in passato.

Cambiamenti

Oltre a moduli di gioco, tattiche e schemi, è cambiato il racconto stesso della partita di calcio da parte dei radiocronisti. Oggi tutto è sotto gli occhi di tutti. Ci sono telecamere piazzate ovunque, inquadrature cielo-terra, e gli occhi della moviola in campo. Le modalità della narrazione si sono evolute e adattate ai tempi.

Se potessi cambiare qualcosa, cambierei i radiocronisti che urlano quando
una squadra segna un gol, anziché raccontare lo schema con cui si è
pervenuti alla marcatura.

Ezio Luzzi è stato narratore di calcio ma non solo. Ha avuto il privilegio e l’onore di prestare la sua voce anche al racconto dei Giochi Olimpici. E quando gli chiedo qual è stata la sua esperienza “preferita” mi risponde:

Sembrerà strano per un uomo di calcio come me, ma a ben pensare direi
Olimpiadi, perché danno la possibilità di spaziare da un avvenimento
all’altro e questo mi è sembrato più completo rispetto ai Mondiali di
Calcio.

Attenzione, sono Luzzi! A Cava dei Tirreni la Cavese è passata in vantaggio..

Celebri le sue interruzioni da inviato speciale dai campi di serie B che lo hanno innalzato a personaggio nazional popolare.

Racconti e memorie di un calcio che fu

Appassionato di calcio fin dalla culla, prima portiere nelle giovanili della Ternana, poi una carriera sempre in prima linea e con il microfono in mano. Argentino di nascita, porta nel suo cuore, più di ogni altro, l’incontro con Diego Armando Maradona.  

Fin dalla prima volta che lo vidi lo chiamai “paisà”… Poi un giorno, mentre volavamo assieme in aereo, mi affronta a muso duro: “Perché mi pigli in giro”? Gli rispondo che sono argentino e gli mostro il passaporto: vedi Diego, nato a Santa Fe. Da quel momento amici e pass privilegiato per le interviste. Tanto è vero che la famosa frase “fu la mano de Dios” la pronunciò a me e al collega Galeazzi nello spogliatoio di Città del Messico al termine della partita contro l’Inghilterra in cui lui, autentico protagonista, segnò un gol con la mano.

Avventure ma anche rischi, come quelli corsi alle Olimpiadi di
Atlanta.

Quella sera ad Atlanta, mentre attraversavo il parco Olimpico se avessi
fatto alcuni passi in più sarei finito al centro dell’esplosione che invece mi
scaraventò a qualche metro di distanza e mi rialzai completamente illeso.
Il mio primo pensiero fu per il mio angelo custode che mi ha sempre
protetto in tante altre circostanze ma poi fu il dovere di cronista che ebbe
il sopravvento e tornai immediatamente sui miei passi per rientrare nella
postazione radio che avevo da poco lasciato per annunciare (praticamente
al mondo) ciò che era successo.

Fui il primo a dare notizia dell’attentato come del resto è stato sottolineato nei comunicati delle Agenzie, uno dei quali è inserito tra le altre cose nel mio libro “Tutto il mio calcio minuto per minuto. Mondiali. Olimpiadi e altre storie”. Questa poteva essere una storia ben più triste che invece si tramutò in un vanto e furono tantissimi gli elogi che mi arrivarono dai dirigenti della Rai.

Quello di Ezio Luzzi è il racconto, privato e professionale, di “chi ha avuto la fortuna di essere sempre al posto giusto al momento giusto”. Come nel caso della diretta della “sciagura di Licata che poteva diventare una piccola Heysel”.

Dei ragazzi stavano assiepati sul tetto di una casa in costruzione per assistere gratis alla partita con il Torino (stagione di B 1989-’90). Al gol del pareggio della squadra siciliana mi volto e non li vedo più…Allora chiedo a un vigile urbano vicino alla postazione di andare a controllare. Risultato finale? Nel crollo un ragazzo morto (Franco Airò, 24enne di Ribera) e 14 feriti. 

La voce di Ezio Luzzi riecheggia nei ricordi miei, così come in quelli di tanti altri appassionati di calcio, grazie al potere della radio. Un mezzo di comunicazione immortale, ma “che va insegnato ai giovani perché imparino a farla bene”.

Devono saper parlare bene l’italiano, conoscere correttamente le regole e
“fare amicizia“ con il microfono per evitare il timore di parlare e riuscire a
raccontare fatti e avvenimenti con i toni giusti.

Un’eredità preziosa divenuta a portata di mano, o meglio di lettura, grazie alla pubblicazione della sua autobiografia. Che più che il racconto di una vita, è un viaggio sentimentale in cui ognuno di noi, a seconda delle fermate, può ritrovare tutto il suo calcio minuto per minuto.

Il saluto di Ezio Luzzi al team di #distantimaunite

Un po’ di storia per finire

Il programma Tutto il calcio minuto per minuto vede la luce durante la stagione 1959-60, da un’idea di Guglielmo Moretti, che, a sua volta, prese spunto da una trasmissione radiofonica francese (“Sports et Musique”), nella quale cronisti-inviati commentavano in diretta dai campi di gioco le partite del campionato locale di rugby a 15. Il debutto ufficiale è datato 10 gennaio 1960.

Il programma inizialmente proponeva solo le radiocronache dei secondi tempi: si temeva per l’afflusso del pubblico negli stadi. Inoltre, fino alla stagione 1968-69 il programma non andava in onda nelle ultime quattro giornate del campionato di Serie A. Solo dalla stagione 1969-70 la Lega Calcio autorizzò la Rai ad andare in onda per tutte le giornate del massimo campionato.

A partire dalla stagione 1977-78 fu introdotta la copertura dell’intera partita: il primo tempo, insieme alle interviste del dopo gara, andava in onda nella trasmissione di Radio2 Domenica Sport, mentre il secondo tempo continuava ad essere seguito dal programma principale.

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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