I bambini nati nel 2020

I bambini nati nel 2020

Chi penserà mai ai bambini nati nel 2020, nati in un mondo ammalato non solo da virus e dalla sete di potere.

Un mondo in piena pandemia, che indossa mascherine e che vieta incontri, contatti, isola rapporti e nega la vita.

Mia figlia è nata a fine 2019 quindi parlo e racconto il mondo che lei osserva, non ha mai conosciuto volti senza mascherina per strada o nei negozi.

Ha sempre visto gli altri bimbi giocare al parco e quando il suo istinto di bimba si faceva avanti verso di loro, le mamme li prendevano prontamente per allontanarli e portarli via.

Non sa cosa voglia dire giocare con un bambino se non fosse per i cuginetti (che però vivono lontano) cosa voglia dire aspettare uno dietro l’altro il turno per andare sullo scivolo o spingersi sull’altalena.

Giocare a palla, rincorrersi a perdi fiato per cadere sul prato e ridere del niente.

Scambiarsi bambole o pupazzi, toccarsi e abbracciarsi senza senso in quei gesti che solo i bambini ne conoscono il valore.

Ho visto mia figlia riconoscere il parco come luogo in cui ha visto bambini.

Ci passiamo ogni giorno e spera sempre che ci sia un bimbo per giocare, un bimbo che rimanga anche se lei arriva.

L’ho vista salutare i bambini stampati su i cartelloni nel negozio di giocattoli sotto casa, come se fossero reali.

Mi si è stretto il cuore.

Ogni giorno è un rito e guai se non ci fermiamo a farlo.

Mi guarda come a chiedermi fallo anche tu, salutali, manda un bacino… loro rimangono, non vanno via. 

In quella mano che si muove c’è tutto il desiderio di contatto che non ha, la poggia alla bocca per scoccare mille baci.

C’è quella voglia di affetto che solo un bimbo della sua età le potrebbe dare.

L’impotenza delle madri

Per strada mia figlia saluta tutti, uomini e donne, bambini e anziani, chiunque le passi a tiro vicino al passeggino, in una sete di conoscere e creare rapporti.

In un mondo che corre veloce ignorando sempre più chi ti passa accanto e anche se non conosce e può vedere i loro volti, lei saluta ininterrottamente. 

Il mondo non sa cosa le sta privando, il vuoto dei suoi giorni chiusa in casa in un’età che solo la spensieratezza di un prato e di un gioco all’aperto e in comune potrebbe riempire. 

Il mondo non sa che oltre alla fame, per tanti bimbi più sfortunati di lei, li sta abituando ad assenze di contatti umani, di carezze e di sorrisi ingenui e puri perché tutti nascosti dietro le mascherine.

Non per niente mia figlia nel suo pieno imitare ogni gesto, a 17 mesi sa come strofinarsi le mani con un igienizzante e non come abbracciare un bimbo della sua età, come fargli una carezza o semplicemente guardarlo negli occhi. 

Oltre a milioni di morti causa questa pandemia, ci arriverà il conto salato di famiglie portate allo stremo per le situazioni economiche.

Le tante attività chiuse e i contatti umani dimenticati e per tanti bambini come lei che hanno iniziato la loro vita in periodo storico del genere… rapporti umani mai avuti e persi per sempre.

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Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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