Cosa significa essere cittadini attivi

Cosa significa essere cittadini attivi

Ci lamentiamo sempre di come vanno le cose. Il più delle volte abbiamo ragione, non lo metto in dubbio, ma questo approccio critico alla realtà che ci circonda porta spesso a covare del risentimento inespresso e a prendere le distanze dal problema. E questo non va bene.

Reagire alle ingiustizie della società e del mondo in cui viviamo puntando il dito e lasciando che la rassegnazione abbia la meglio, non è una scelta vincente, anzi, credo che, analizzandola bene, sia una sorta di fuga dal problema.

Per cambiare le cose ci vuole tanta energia. Bisogna studiare il problema, comprendere i meccanismi che lo generano e individuare le strategie per risolverlo. E no, non è per niente facile.

Per fortuna, però, ci sono degli esempi a cui ispirarsi per provare a diventare parte integrante del tessuto sociale e cambiarlo dall’interno, invece che restarne fuori e tirare pietre alla cieca.

Parlo degli attivisti, quelle figure controverse che spesso vengono considerate dei Don Chisciotte, ma che invece sono molto, ma molto, più concrete di quanto dovrebbero essere le Istituzioni, ad esempio.

Cosa significa essere cittadini attivi

Mi sono chiesta spesso come poter essere più attiva dal punto di vista dell’impegno civile. Non voglio diventare una di quelle persone rassegnate, convinte che le brutture del mondo non si possano più cambiare.

E allora ho chiesto consiglio ad una persona che di attivismo se ne intende, la neo eletta Segretaria Generale di Cittadinanzattiva Onlus, Anna Lisa Mandorino, per capire meglio, insieme a lei, come funziona il mondo dell’attivismo civico.

Anna Lisa Mandorino, neo eletta Segretaria Generale di Cittadinanzattiva.

Signora Segretaria, mi aiuterebbe a fare un identikit del cittadino attivo? Nell’immaginario collettivo è una persona che legge, si informa, non parcheggia sul posto riservato ai disabili, che fa la raccolta differenziata, che manifesta contro le ingiustizie, che inquina il meno possibile ecc… Ma cosa significa davvero essere cittadini attivi?

“Il ritratto che hai fatto è quello di un cittadino più che di un cittadino attivo. Di una persona che ha contezza di quelli che sono i suoi doveri e diritti e li esercita nel quotidiano. Con cittadino attivo intendiamo colui che decide di organizzarsi, da solo o in gruppo, per fare qualcosa che serve a costruire l’interesse generale, come tutelare i diritti delle persone, i beni comuni e i soggetti in condizione di debolezza. Il cittadino attivo ha dalla sua il fatto che tende ad organizzarsi e fare squadra con altri perchè è consapevole che dall’unione ha più possibilità di produrre cambiamenti effettivi”.

Come considera il livello di interesse dei cittadini italiani alla cosa pubblica?

a) Non gliene importa niente

b) Provano interesse all’inizio, ma si annoiano presto

c) Quando una cosa gli interessa avoglia se si impegnano

d) Ai livelli degli altri paesi europei

e) Altro…

“Direi D. Il livello di impegno civico dei cittadini italiani è pari a quello degli altri paesi europei. Lo so che c’è sempre una narrazione sui cittadini italiani che li vuole privi di senso civico e poco interessati al bene comune (Sorride, ndr), ma non è così. Si tratta di una narrazione errata che serve a coprire una mancanza di assunzione di responsabilità diffuse. I cittadini italiani sono mediamente capaci di esercitare diritti, doveri, poteri e responsabilità. Di prendersi cura dell’interesse collettivo, ma in genere vengono disegnati come un po’ indietro rispetto agli altri paesi”.

Quindi stiamo avanti anche noi dal punto di vista dell’attivismo civico?

“Il nostro paese è ricchissimo di esperienza di partecipazione e attivismo civico. Soprattutto nell’ultimo periodo, con l’emergenza dovuta alla pandemia, le associazioni e le cooperative che hanno operato in questi mesi si sono rivelate fondamentali. Il terzo settore è il motore dell’Italia, è quell’elemento che sta salvando il paese. Purtroppo però, è un riconoscimento soltanto formale, perchè la narrazione è quella che dicevamo prima”.

Perchè?

“Forse perchè l’approccio nell’analizzare le situazioni è sempre paternalistico e predilige la retorica più che la realtà dei fatti. Gli attivisti forniscono un servizio importantissimo al paese, ma non sempre vengono supportati dalle istituzioni come meriterebbero, anzi, spesso queste realtà di sostegno alla collettività vengono ostacolate”.

Molti cittadini si rivolgono a voi perchè non riescono da soli a far valere i propri diritti. In questo caso avete l’arduo compito di aprire dei varchi per consentire un dialogo con le istituzioni. A parte dotarvi di molta pazienza, con quali mezzi riuscite nell’intento? E quali sono le difficoltà più grandi che incontrate quotidianamente nel vostro lavoro?

“Molte persone ci chiedono aiuto e assistenza, ma noi sappiamo che non hanno bisogno solo di quello. Il nostro compito è quello di fornire al cittadino gli strumenti per camminare con le sue gambe. Quello che facciamo è incrementare l’empowerment delle persone, per consentire loro di intervenire direttamente sulla tutela dei propri diritti”.

Vi scontrate mai con le Istituzioni?

“Sì, il più delle volte. Ma anche qui c’è una falsa retorica sul rapporto tra istituzioni e cittadini. Se si tratta di cambiare le cose, è abbastanza ovvio che si stia su posizioni differenti, se non opposte. Da questo nasce il naturale rapporto conflittuale, che va letto, però, più come un confronto tra parti che come uno scontro. Noi cerchiamo di avere un approccio molto morbido, certo, ma è il conflitto la base naturale del rapporto tra cittadini e istituzioni. E’ l’iter attraverso cui si possono cambiare le cose”.

Nell’ultimo anno abbiamo vissuto un’esperienza collettiva di angoscia, paura e frustrazione. La campagna vaccinale dovrebbe portarci fuori dal tunnel, ma questa sensazione di liberazione non è condivisa da tutti. Secondo lei quali sono le principali cause che hanno portato alcune persone alla convinzione, totalmente infondata, che il vaccino sia pericoloso?

“Ha molto contato la confusione che c’è stata in tema di vaccini. Fatti salvi quei cittadini che anche precedentemente erano su posizione di netta opposizione, la maggioranza dei cittadini italiani non ha dimostrato di avere un problema di rifiuto dei vaccini, ma è semplicemente diventata esitante nell’uso perchè la gestione della comunicazione sul tema è stata confusionale e scoordinata e ha portato a dei ripensamenti”.

Cosa significa essere cittadini attivi durante una pandemia?

“Questa pandemia ha rivelato quanto importante sia il ruolo dei cittadini attivi e delle organizzazioni di cittadinanza. Nel primo periodo di lockdown, se non ci fosse stato il supporto degli attivisti nei confronti delle persone affette da patologie croniche, ci sarebbero state delle aree di criticità maggiori. Noi, in particolare, su questo abbiamo costruito un racconto collettivo fatto di tante associazioni: Isolati ma non soli. E grazie a questa attenzione, molte persone con malattie croniche hanno avuto modo di non essere lasciate sole. Le associazioni hanno organizzato delle video consulenze per venire incontro alle esigenze di pazienti ordinari che erano completamente abbandonati a loro stessi. In questo periodo così delicato abbiamo ottenuto anche altri importanti conquiste come la ricetta dematerializzata o la possibilità di non dover rinnovare il piano terapeutico nel caso di malattie irreversibili”.

Praticamente, mi corregga se sbaglio, dove non arriva lo Stato arrivano le associazioni. Eppure a volte non solo non gli si riconosce il merito, ma vengono addirittura ostacolate.

“Sì, è vero. Purtroppo non si pensa a valorizzare il supporto fornito da queste realtà. Le associazioni di cittadinanza, se ritenute non idonee, andrebbero aiutate a regolarizzarsi per poter continuare a svolgere il loro fondamentale ruolo per la collettività”.

A questo punto, per concludere, metto il dito nella piaga e le chiedo: cosa spinge un cittadino attivo ad andare avanti nonostante tutte le difficoltà?

“E’ molto semplice. Quando si acquisisce la consapevolezza della capacità di cambiare le cose, si tende a non tornare più indietro”.

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Martina Vassallo

Una passione, quella per la Comunicazione, e tanti strumenti diversi per attuarla. Dal giornalismo alla fotografia, passando per uffici stampa, videomaking e scrittura. Dopo la Laurea, la tessera da Pubblicista e gli anni da cronista, ho girato cortometraggi, spot e documentari. Per non farmi mancare niente, ho anche aperto un'attività nel wedding. In questo blog uso le mie esperienze per parlare di vita, sentimenti e ricerca interiore. Riflessiva, sì. Ma sempre con un pizzico di allegria, perchè per affrontare le profondità è meglio viaggiare leggeri.

2 pensieri su “Cosa significa essere cittadini attivi

  1. Molto interessante, realistico e stimolante. Sarebbe utile, ove possibile una maggiore diffusione e forse più capillare di questa realtà tra i giovani, future promesse della politica ed i meno giovani a volte stagnanti su costumi e mentalità tropo individualistiche e compromesse.

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