Violenza corrosiva

Violenza corrosiva

Aggredito, immobilizzato, abbattuto. Un secchio pieno di acido, lanciato sulla testa e sul corpo. Una violenza corrosiva, premeditata e agghiacciante. Oltre quaranta interventi chiurugici. Sofferenza e disperazione. Recisi i padiglioni auricolari. Un occhio enucleato e l’altro con meno di un decimo. Cuoio capelluto e busto gravemente ustionati. Invalidità del 100%. Il dolore fisico e quello interiore. Genitori stremati e affranti. Uno shock psicologico ed economico. Uno tsunami di brutalità che ha travolto ogni aspetto della vita.

A essere vittima di vitriolage, termine usato per l’aggressione con acido, è stato William Pezzulo. Ventisei anni, un bar da poco rilevato e il domani appena accennato.

Sono le 23:30 circa del 19 settembre 2012, quando una rabbia, non prevedibile e non concepibile, si abbatte e piomba su di lui.

Dopo aver parcheggiato la macchina, William sta rientrando a casa. Improvvisamente si trova davanti due persone, vestite di scuro e con i volti coperti dai passamontagna. La persona più massiccia gli si scaglia contro e lo scaraventa a terra. Gli blocca spalle e braccia con una mano, mentre con l’altra, tenendolo per i capelli, gli solleva il viso verso l’alto. A quel punto entra in scena il secondo aggressore, che lancia un secchio pieno di un liquido addosso a William.

Un’attività agli albori, i sogni e i desideri di tutti i giovani e il futuro ancora da disegnare. E un furore cieco a spazzar via tutto.

Il fluido che colpisce William brucia tantissimo. I vestiti addosso si corrodono. Con la vista già compromessa, il ragazzo sale di corsa le scale del condominio. Impaurito e dolorante arriva davanti la porta di casa di una sua amica e la prende a calci per farsi aprire. Si precipita in bagno, prova a lavarsi le mani ma il corpo è in fiamme. Si inginocchia sul tappeto e inizia a respirare profondamente, nel tentativo di non svenire. Nel frattempo la sua amica chiama i carabinieri, i soccorsi e i genitori.

Violenza corrosiva

I colpevoli dell’aggressione di William risulteranno essere la sua ex fidanzata e un amico di lei. Una vicenda da brividi.

Dopo circa 5 mesi di conoscenza William scopre che Elena, questo il nome della ragazza, lo tradisce. Iniziano i litigi tra i due, che sempre più frequentemente terminano con lei, che fa la pugile, che alza le mani pesantemente contro di lui che alla fine decide di lasciare la ragazza.

Elena non si rassegna e gli comunica di aspettare un bambino da lui. Alla notiza, William torna con lei ma dopo aver scoperto che la gravidanza si era interrotta naturalmente, le cose tornano a peggiorare. Il ragazzo la lascia per la seconda volta e lei nuovamente, con un messaggio sul cellulare, gli dice di essere incinta. William però questa volta non torna indietro e le risponde che non si fida più. A questo punto comincia da parte di Elena un vero e proprio stalking, tra pedinamenti e danneggiamenti, che dura otto infiniti e sfibranti mesi. Fino a quella sera di settembre in cui, aiutata da un amico buttafuori, gli scaglia in piena faccia un secchio di acido solforico.

L’inizio di un incubo per William. La sua vita cambia totalmente. Con un numero spaventoso di operazioni chirurgiche.

Da subito la mia vista è degenerata drasticamente e mi ha limitato in ogni cosa.

Dal giorno dell’aggressione, fino ad oggi, ho subito 41 interventi. Ricordo una volta che dovevano asportarmi una fetta di cute dalla schiena, per andare a ricoprire la regione del collo. Una porzione molto grande da rimuovere, un intervento invasivo che secondo me non andava eseguito in quel modo. Con molti dubbi mi sono rivolto a un’altra struttura. E lì il medico, che in seguito è diventato il mio chirurgo, mi disse che non era un intervento assolutamente da fare perché mi avrebbe causato dei problemi sicuramente. Per fortuna quell’operazione sono riuscito a evitarla, purtroppo non è accaduta lo stesso in un’altra occasione e come conseguenza ho avuto problemi importanti.

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Disgraziatamente le incompetenze mediche esistono. E c’è chi interviene chirurgicamente tanto per prendere soldi.

William ha dovuto sostenere enormi difficoltà mediche, ma anche complicazioni economiche.

Da quando è successo, ho perso il bar che avevo aperto da poco, da otto mesi circa. Mi era costato centomila euro e siamo stati costretti a svenderlo per tredicimila, perché in quel momento ci servivano i soldi, per pagare gli avvocati, ed eravamo con l’acqua alla gola. Nell’arco degli anni ci sono state tantissime spese. Perché lo Stato non passa nulla, se non gli interventi del servizio sanitario nazionale. Quelli estetici, che sono necessari per la dignità e la salute psichica, devi pagarli da solo. In più non ho avuto aiuti da nessuno, se non da raccolte fondi che ho aperto su alcune piattaforme.

Anche la vicenda processuale è stata una beffa. Gli aggressori sono stati condannati ma….

La mia ex fidanzata risultava nullatenente e per legge io ho dovuto pagare la parcella del mio avvocato, che invece sarebbe tenuto a saldare il condannato. Il conto del legale non era certo irrisorio. Mi sono trovato costretto ad aprire una raccolta fondi. Il caso è diventato mediatico e, grazie anche all’appoggio de Le Iene, sono riusciuto a raccogliere ciò che serviva.


Elena Perotti, la ex fidanzata di William fu condannata a otto anni. Il suo complice, Dario Belleri a dieci.

La donna, è diventata madre poco dopo l’aggressione, messa in atto quando era all’ottavo mese di gravidanza e, a distanza di tre anni, ha partorito un secondo figlio, una femmina, concepita con un uomo conosciuto nella comunità dove era detenuta. 

Lei ha fatto solo tre mesi di carcere e poi ha scontato la pena in comunità.

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Libera, laureata (in carcere ha studiato) e pentita per tutto ciò che ha fatto, ha chiesto scusa alla sua vittima invalida al 100%: “Ho fatto male a William, alla sua famiglia, alla mia famiglia e ora ai miei bambini che stanno pagando i miei errori“.

Da pochi giorni William ha lanciato un nuovo appello tramite la sua pagina Facebook, “Io sto Con William“, dove da anni racconta la sua storia e sensibilizza sul fatto che non solo le donne possono essere vittime di violenza. Una petizione, una richiesta di aiuto per raccogliere i sei mila euro necessari ad un intervento di ricrescita della barba che nasconda i segni sul suo volto.

Quanto ci tengo da 1 a 100? 100 mila. Perchè quella peluria nasconderebbe le cicatrici che ho sulle guance. Mi consentirebbe di guardarmi allo specchio, quasi con gli occhi di prima.

Quasi, sottolinea William. Per camuffare quegli sfregi che gli fanno male psicologicamente e che ricordano, a ogni sguardo, l’orrore vissuto e la sofferenza attraversata.

William non dimenticherà mai quel trauma, però coprire le tracce lo aiuterebbe a sperare nel futuro.

Fortunatamente, a differenza di altri a cui è successa la stessa cosa, ho preservato i miei lineamenti. Però fa male lo stesso non vedermi più come ero prima. Molto male.

La socialità è compromessa perché hai sempre gli occhi puntati addosso. Ci si fa e ci si deve fare l’abitudine. Altrimenti che faccio? Non esco più?

Violenza corrosiva

William ha lottato e lotta. Va avanti. Continua a dire la sua, dalla pagina Facebook.

Pochissime volte fa notizia sui media e quando accade in alcuni casi compare strisciante lo scetticismo sul suo essere uomo E sul suo comportamento, quasi a instillare il dubbio che abbia meritato di essere sommerso dall’acido.

Perché è inutile nascondersi: la rilevanza mediatica cambia notevolmente se vittima d’aggressione è una donna invece che un uomo.

E’ difficile comprendere il perché. E’ brutto da dire ma il primo problema è di genere. Se una donna viene sfregiata, le attenzioni sono più alte. Perché si parla sempre e solo di violenza sulle donne e mai sugli uomini, nonostante esistano e siano sia fisiche che psicologiche.

Il secondo problema è la notorietà. L’ex fidanzato ha sparato in testa a una mia amica. Per fortuna lei è sopravvissuta e come conseguenza le è rimasta una lesione alla gamba destra. Anche lei non ha ricevuto attenzioni. Sia a livello mediatico che di aiuti da parte delle Istituzioni.

C’è differenza tra uomo e donna? SI

Soprattutto c’è differenza tra persone note e persone comuni.

Violenza corrosiva
Violenza corrosiva

Storie simili a quella di William dove vittime sono le donne, sono diventate casi nazionali. Icone di coraggio e testimoni del fatto che questi atti non vanno nascosti, ma affrontati e discussi. Le donne vittime di una tale brutalità non sono state abbandonate, come è giusto che sia. Trasmissioni televisive, carta stampata e media on line hanno rimbalzato le loro storie, voci e volti. Hanno ricevuto assistenza, appoggio e onorificienze.

Quello che da fastidio è la diversità di trattamento. Ad esempio, perché se chi commette il reato verso una donna viene condannato a 15 anni di carcere, mentre la mia ex fidanzata praticamente alla metà?

L’orrore di William è stato raccontato molto poco. La sua smisurata sofferenza sembra non essere degna di passerelle televisive e di essere riconosciuta.

Purtroppo è uscita poco. Non dare attenzione secondo me è grave. Devono capire che prima di tutto, prima di essere vittime, ancor prima di essere uomini o donne, siamo persone.

Tra interventi, cure e terapie, William si è dovuto abituare alla sua nuova dimensione.

Oggi la mia pelle è elastica, le cicatrici sono bianche e non ho grandissimi problemi. E non ho più medicazioni da fare. La mia giornata è abbastanza monotona e la trascorro, per la maggior parte del tempo, in casa. Il mio svago è la palestra che ho in cantina. Un po’ sto al computer, un po’ al telefono. I social, le visite. E il lavoro che manca.

Al sole non posso uscire. Se mi capita di stare fuori devo essere coperto e portare gli occhiali.

Vorrei poter ricevere il risarcimento che mi spetta, per potermi permettere le cure. E ho la grande speranza che tecnologia e scienza portino dei progressi nella medicina, cosicché un giorno io possa riavere la vista. Pian piano fisicamente mi rimetterò a posto, ma la vista è ciò che mi interessa di più. Vedo un decimo dall’occhio destro mentre dal sinistro non vedo più.

Io percepisco una pensione d’invalidità e non mi lamento. Certo che quello che entra esce tutto, però posso permettermi di comprare i colliri che non sono mutuabili.

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Violenza corrosiva

La violenza non ha sesso. O almeno non dovrebbe.

Le storie di vitriolage si somigliano. Ci sono vittime, sopravvissuti, che cercano di andare avanti lottando con coraggio. Sono persone. Il genere non importa. Non in questa prospettiva.

Certamente la violenza sulle donne e il femminicidio sono piaghe sociali e mondiali. Risultato e sintomo di un fattore culturale che richiede una modifica del pensiero dominante. La cronaca quasi quotidianamente riporta di donne picchiate, molestate e abusate sessualmente, deturpate e uccise da fidanzati, mariti, fratelli e padri.

Però fare oggetto di attenzione una donna sfregiata e non mostrare lo stesso grado di considerazione verso un uomo che ha subito la medesima sorte è pur sempre, a mio avviso, una discriminazione e ghettizzazione dell’universo femminile. L’accento cade su quel corpo che, come stereotipo costante, assume importanza in quanto “bello”.

Ulteriore elemento serio da sottolineare è che gli uomini non sono immuni dalla violenza fisica e psicologica da parte di mogli o compagne. Ci sono donne gelose, possessive e violente. Il caso di William ne è una dimostrazione. Eppure lui ha sentito, sulla sua vicenda e la sua persona, la non curanza e l’abbandono.

Sono solo un umano, Sono solo, sono solo

Human – Rag’n’Bone Man

Parole, offese, maltrattamenti psicologici. Botte, coltelli, pallottole, acido.

Innumerevoli modi e altrettanti devastanti effetti per dire che la violenza è sempre violenza corrosiva, che annienta e distrugge.

E’ meno grave che sia un uomo a essere sfregiato? Mettere sotto i riflettori una vicenda la cui vittima è di sesso maschile non vuol dire negare tutto ciò che giornalmente si verifica contro le donne e che, dalla notte dei tempi, ha assunto connotati sconvolgenti.

Da donna mi auguro che la triste storia di William riceva la riflessione che merita, e che non si senta più cittadino di serie b, perché di sesso maschile.

Il fatto che sia il corpo femminile a ricevere così tante attenzioni non fa sorgere anche a voi qualche dubbio? Sono consapevole che la mia posizione su questo punto possa generare discussioni, ma sono convinta da sempre che stare in silenzio davanti a ciò che non torna, non renda un buon servizio all’informazione e soprattutto a noi come esseri umani.

Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci.

La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.

Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.

Èlie Wiesel

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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