AAA: salvate i padri dall’adolescenza delle figlie

AAA: salvate i padri dall’adolescenza delle figlie

In queste ultime settimane ho fatto una sorprendente quanto agghiacciante scoperta. Avendo due figlie di cui una di quasi 10 anni, ho capito che: 1) la pre-adolescenza potrebbe essere peggio dell’adolescenza; 2) ce la posso fare ma non sono sicura; 3) sicuramente sarò sola ad affrontarla perché il padre “infarta” prima di arrivare ai 12 anni. Insomma, io posso sopravvivere ma lui no. Lui è già in terapia intensiva.

Bisognerebbe avere un manuale a portata di mano per spiegare ( e sopportare) determinate fasi che attraversano i nostri figli, ma così come arrivano senza istruzioni d’uso, figuriamoci trovarle dopo. Quindi, visto che non si può bloccare la crescita dei nostri pargoli, credo che dovrò affrontare questa meravigliosa fase da sola. Perché, come spiegavo prima, il papà l’ho perso prima di iniziare. Anzi, probabilmente dovrò salvare anche lui.

Il racconto:

Qualche settimana fa la mia novenne (10 tra pochi giorni) viene da me lamentando un leggero dolore all’altezza del seno. Capisco che “sta crescendo” le dico che è normale, che non si deve preoccupare e che piano piano ci saranno altri cambiamenti. Vi risparmio il mio “discorsetto” su diventare donna e perché dovrà patire per tutta la vita il ciclo mestruale e che no, i maschi non hanno il ciclo ed è inutile gridare all’ingiustizia. E’ così e basta. Fattene una ragione. Amen.

Qualche avvisaglia l’avevo già avuta a livello, diciamo caratteriale…qualche piccola isteria e capriccio immotivato, ma nulla di che. Tutto sommato devo dire che procede in modo quasi normale. Però…avete presente la quiete prima della tempesta? Ecco, la sensazione è esattamente questa: prima o poi una bomba esploderà. Io lo so e non posso far nulla per impedirlo. E so perfettamente che mi ci ritroverò in mezzo. Tutto sommato, ho pensato, non sono sola: c’è il papà che, da bravo ingegnere (chimico per giunta) saprà affrontare la cosa con calma e razionalità, come del resto fa da quando lo conosco. E invece…

Dimmi che non è vero”… mi dice guardandomi con due occhi stile ” gatto degli stivali in Shrek quando vuole fare tenerezza”.

Gatto con occhioni

Ed io, con il mio solito tatto gli rispondo: ” Beh, se vuoi ti dico che non è vero, ma non è vero che non è vero”. E lì mi è crollato. Annaspava, alla ricerca di qualcuno ( chiunque, anche alieno ) gli raccontasse una realtà diversa; in cerca di una spiegazione logica ingegneristica finora sconosciuta. Come se gli avessero detto che da un chilo di anidride carbonica si possa ottenere un piatto di carbonara.

Accettare il cambiamento delle figlie

Dopo un momento, molto lungo di smarrimento, torna da me e mi dice con tono serio e sguardo deciso: ” Dobbiamo fare qualcosa. Sta crescendo troppo in fretta”. E, di grazia, cosa dovremmo fare?

Ora, è vero che crescono troppo in fretta, i figli. E’ un modo di dire ma anche una realtà ineluttabile per ogni genitore. Li hai tra le braccia e cinque secondi dopo sono lì, a impedirti di entrare in bagno con loro perché hanno bisogno della loro privacy e ti ricordano che tu non gli cambi più i pannolini da un pezzo.

Però non è una cosa strana. E’ naturale, ma il genitore fatica ad accettarla. Io sono felice ma allo stesso tempo un po’ mi dispiace che la mia “bambina” stia crescendo. Però, da una parte non vedo anche l’ora di affrontare accanto a lei tutte le fasi di crescita. Ma lui no, il padre non è dello stesso avviso. Dopo aver capito che no, non gli si può bloccare la crescita, e che si deve accettare il fatto che tra un po’ faremo i conti con reggiseno ed altro, è tornato quasi normale. Quasi.

Perché ora non si possono affrontare argomenti femminili che riguardino la figlia, senza che abbia un sussulto. Come se il cuore gli sobbalzasse per qualche istante. Me ne accorgo perché si porta la mano al petto e smette di respirare per qualche istante. E se insisto nel parlarne lui mi fa: ” Non voglio. Non me lo dire. Non ne voglio parlare. MAI”. E va a consolarsi con la più piccola, sette anni, che ancora gli dice che lei si, sposerà papà, non lo lascerà mai e che non avrà mai un fidanzato perché l’unico uomo della sua vita è il padre.

Io lo guardo e sorrido tra il compassionevole e il “succederà prima o poi, rassegnati”.

E mi godo gli ultimi momenti di calma prima dell’esplosione.

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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