Estetica oncologica: vedersi, guardarsi riconoscersi dopo la malattia
Ricominciare: avere di nuovo inizio dopo un’interruzione. Dopo una malattia. Si chiama estetica oncologica ma dietro c’è un mondo.
Una diagnosi di malattia, soprattutto se metastatica, rappresenta un’interruzione radicale in ogni aspetto della vita. Per molte donne, in questo percorso difficile, riuscire a percepire un’immagine di sé gradevole può diventare un piccolo sollievo: un modo per affrontare la malattia con un briciolo di buon umore, lenendo – anche solo per un attimo fugace – il peso delle preoccupazioni.
Vedersi di nuovo
«Stai bene, non sembri malata»: è uno dei commenti più stereotipati che molte pazienti oncologiche si sentono rivolgere, talvolta perfino dai membri delle commissioni per il riconoscimento dell’invalidità.
Come se prendersi cura del proprio aspetto fosse incompatibile con la sofferenza o sinonimo di assenza di problemi. Espressioni come queste feriscono, soprattutto quando un aspetto curato è il frutto di uno sforzo quotidiano, di un tentativo di affrontare emozioni difficili e riconnettersi con la propria immagine.
Malattia e trattamenti portano spesso cambiamenti fisici significativi, con un impatto emotivo profondo.
Così, anche chi non era abituata a farlo, può iniziare a prendersi cura del proprio aspetto, nel tentativo di ricostruire una nuova immagine di sé. Sentirsi più gradevoli può rispondere al bisogno di non essere riconosciute solo come “malate” e di esorcizzare la paura di non essere più socialmente desiderabili.

Estetica oncologica: non è vanità
Da questa consapevolezza nasce l’estetica oncologica: una disciplina sempre più riconosciuta, che insegna a prendersi cura della propria immagine per ritrovare fiducia e amore verso un corpo che cambia.
Grazie a trattamenti estetici sicuri e mirati, le donne possono imparare tecniche per valorizzarsi, trovando nuova forza e benessere.
La scelta di questa specializzazione, da parte dell’operatore estetico, non riguarda solo l’immagine esteriore: è una forma concreta di supporto, che contribuisce al benessere psicofisico della paziente.
Perché sentirsi “non gradevoli” non è solo una questione estetica, ma ha profonde implicazioni emotive.
Sempre più donne scelgono, anche dopo la malattia, di ricorrere alla chirurgia estetica post-oncologica.
Un gesto che va oltre l’aspetto fisico, diventando un modo per segnare un nuovo inizio, per ritrovare un senso di armonia e benessere quotidiano. Le cicatrici raccontano la storia di chi ce l’ha fatta, ma possono anche riaprire ferite semplicemente guardandole.
Per questo, la chirurgia estetica può diventare uno strumento di cura emotiva: permette di chiudere un capitolo doloroso e di avviare una nuova fase della vita, libera – per quanto possibile – dai segni visibili della malattia, che influenzano anche la relazione con il mondo esterno.
Sentirsi di nuovo a proprio agio nel proprio corpo è un passo fondamentale verso il reinserimento sociale e una nuova normalità.
Non si tratta di vanità o ricerca dell’estetica fine a sé stessa, ma di interventi funzionali alla qualità della vita. Accanto alla chirurgia, stanno nascendo percorsi terapeutici multidisciplinari orientati alla rinascita, che accompagnano le donne in un cammino di riscoperta di sé, accoglienza e autostima.
Make-up e dermocosmesi
Spesso tornare alla vita di prima è impossibile. La malattia è uno spartiacque e gli effetti collaterali possono persistere a lungo. Per questo servono strumenti integrativi che aiutino a ricostruire, a rimettere insieme i pezzi, a ritrovare una strada. Anche sentirsi belle – durante o dopo la malattia – può aiutare ad affrontare la nuova condizione con un po’ più di respiro.
Certo, non è una cura. Non è una soluzione definitiva. Ma può essere una parentesi di leggerezza.
E prendersi cura di sé, anche del proprio aspetto, può diventare una leva per ritrovare fiducia.Il sostegno psicologico di personale qualificato è imprescindibile. Ma coltivare l’autostima, guardarsi allo specchio con maggiore tenerezza e riconoscersi può fare la differenza. Non è frivolezza. È rispetto per il proprio lato femminile, che ha bisogno di riemergere anche dopo un percorso così faticoso.
Malattie come il cancro mettono tutto in discussione. Ma il gesto stesso di cura, anche estetica, può generare benessere. Nasce così la dermocosmesi oncologica: un ramo della dermatologia pensato per prendersi cura della pelle provata dalle terapie, con prodotti specifici in grado di ridurre l’impatto degli effetti collaterali.
Anche il mondo del make-up ha abbracciato questo approccio, creando linee cosmetiche oncologiche: prodotti testati, privi di siliconi, allergeni, parabeni, profumi o coloranti.
Perché anche una pelle fragile può ritrovare luminosità, e un po’ di bellezza può rendere più leggera la giornata. Negli ultimi anni sono nati progetti di make-up in oncologia, pensati per sostenere concretamente le pazienti. Non si tratta di frivolezza femminile: per molte donne, in terapia, la cura dell’aspetto passa in secondo piano. Ma piccoli gesti, come scegliere la crema giusta o mettere un rossetto, possono aiutare a sentirsi meglio, più vive, più donne.

Rinascere guardandosi allo specchio
Ogni donna è bella, anche nei momenti più difficili.
Ma vedersi belle allo specchio – con uno sguardo più dolce verso se stesse – può cambiare la percezione della vita. Affrontare una diagnosi è come uno tsunami che travolge tutto. Ma dopo, arriva il tempo della ricostruzione.
Per alcune donne, curarsi è uno sforzo immenso.
Per altre è una sfida.
Per tutte può essere un modo per restare aggrappate alla normalità o per esorcizzare la paura.
Alcune decidono di non nascondere i segni della malattia, sfidando i canoni e gli stereotipi.
Dietro ogni scelta c’è un significato personale, intimo, profondo. E ogni donna ha il diritto di agire come sente, seguendo ciò che la fa stare meglio. Oggi, grazie a nuovi approcci e maggiore consapevolezza, la strada verso la rinascita è più accessibile. Ricominciare dal totale amore per sé stesse può essere un atto rivoluzionario. E un primo passo per scrivere nuovi capitoli della vita che verrà.
Michela Sgobbo
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