La libertà interiore: riscoprirsi oltre le maschere della società

Il tema della libertà interiore è ricorrente in me. Non a caso, il libro che sto scrivendo e che uscirà a breve si intitola Senza libertà.
A volte mi domando quanto siamo realmente liberi. Quante volte ci concediamo la libertà di essere noi stessi?
Oltre le apparenze
La libertà non si esprime solo nel modo di vestire, di agire, di parlare; non è soltanto un diritto conquistato con lotte e sacrifici.
No. La libertà è più profonda: vive dentro ognuno di noi.
Spesso mi guardo allo specchio, oppure mi fermo a riflettere, soprattutto nelle sere in cui sento il cuore pesante. E nella mia mente aleggia sempre la stessa frase: “Uno, nessuno e centomila”, di Pirandello.
Proprio lui, l’autore che in un solo libro ha descritto le catene invisibili che indossiamo ogni giorno, attraverso le maschere che ci imponiamo per piacere alla società.
Le prigioni invisibili
E quando penso alle sue parole, rivedo me stesso. Rivedo tutti noi, imbrigliati nei fili della perfezione, dell’approvazione, di una società sempre più ingoiata dal mito del perfezionismo.
La parola “libertà” ha condotto centinaia di persone in battaglie mai vinte, in guerre senza gloria.
Per quella parola così sublime — libertà — il mondo muove montagne, ma spesso ci si rinchiude in prigioni invisibili.
È difficile far comprendere, a noi stessi e a chi ci è accanto, che la libertà interiore è già dentro di noi… ma siamo noi, troppo spesso, a distruggerla.
Libertà o ribellione?
Pensiamo che la libertà sia un grido, una ribellione, la musica alta nei luoghi pubblici, indossare una maglietta stropicciata e dire: “non mi importa di ciò che pensi”.
Ma quella è solo un’apparenza.
La libertà esiste anche nei testi sacri: il libero arbitrio, nel Vecchio Testamento.
Eppure, a volte, osservando il mondo, le guerre, la devastazione… mi chiedo: è davvero questa la libertà che abbiamo costruito?
Dove finisce la libertà
Quanto vale la mia libertà?
Quanto diritto abbiamo di imporci sugli altri, siano essi umani o animali?
Questa libertà che spesso usiamo come scudo per giustificare l’egoismo e l’assenza di rispetto dovrebbe invece fermarsi laddove inizia la libertà altrui.
Nella storia e nell’arte, le lotte per la libertà non hanno mai avuto un vero termine. Ma un prezzo sì: quello della vita umana.
Mi guardo allo specchio, poi guardo al passato, e mi chiedo: quanto sangue dovremo ancora versare per ottenere la libertà che tanto aneliamo?
E se, in fondo, avessimo già in mano le chiavi della nostra prigione?
Essere o dover essere
Credo che la libertà interiore non risieda solo nel comportamento o nell’abbigliamento, né nel modo di esprimersi.
Penso che la libertà sia molto più profonda e complessa. Che solo nel momento in cui apriamo le sbarre della nostra cella interiore possiamo finalmente dire di essere liberi.
Perché, dopo tutto, i veri artefici della nostra libertà siamo noi.
Ricerca d’identità, libertà interiore
La cerchiamo nella libertà d’espressione, nel modo di vestirci — attraverso cui spesso manifestiamo una ribellione sociale —, nel modo di parlare e di agire verso il prossimo.
Siamo in cerca di una libertà che ci restituisca la nostra identità.
Ma quell’identità è stata frammentata, mutilata, disgregata. Dalle serie TV, dai film, dalla realtà virtuale in cui ci rifugiamo.
È proprio lì che la nostra libertà viene meno: quando smettiamo di essere noi stessi per assomigliare a personaggi fittizi.
La libertà è dentro di noi
Ecco perché la libertà interiore può nascere solo da dentro.
Siamo noi a scegliere chi essere, come comportarci, se aprire o meno quelle sbarre fatte di “dobbiamo essere” invece che di “vogliamo essere”.
Perché il voler essere è ciò che desideriamo davvero.
Il dover essere è ciò che ci imponiamo per sopravvivere in una società che sempre più manipola la nostra esistenza.
La libertà, quindi, è una parola concreta e al tempo stesso astratta.
Un sentire. Un voler essere.
Gloria Donati
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